“Stretti rapporti con il boss Rinzivillo”, chiesti 8 anni per l’avvocato Ferrara: “12 anni a Zuppardo”

 
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Gela. “Aveva stretti rapporti con il boss Salvatore Rinzivillo, che andavano oltre la sua attività professionale”. Questa mattina, il pm della Dda di Caltanissetta Davide Spina ha concluso la propria requisitoria chiedendo la condanna ad otto anni di reclusione per l’avvocato Grazio Ferrara. Il professionista fu coinvolto nell’inchiesta “Exitus”, concentrata sui presunti fiancheggiatori di Rinzivillo, che intanto era stato arrestato per i fatti della maxi indagine “Extra fines-Druso”, per la quale ha già ricevuto pronunce di condanna. Secondo il pm, Ferrara sarebbe stato inserito nella stretta cerchia di Rinzivillo, non solo per l’attività legale che svolgeva in difesa del boss. Nel corso della lunga requisitoria, il magistrato ha passato in rassegna una serie di incontri con soggetti di altre province siciliane, legati ai clan. Sono state richiamate le trasferte fatte da Ferrara e Rinzivillo per incontrare “Paolo Rabito coinvolto in indagini sui fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro”, il vittoriese Roberto Salerno e “l’ex consigliere comunale di Milazzo Santo Napoli condannato per concorso esterno in associazione mafiosa”. Sono stati ricordati i rapporti di frequentazione tra lo stesso Ferrara e Carmelo Collodoro, che il legale difese in diversi procedimenti. Sulla base delle contestazioni, confermate dal pm, l’avvocato viene indicato come un riferimento del boss, anche dopo il suo arresto e la relativa detenzione. Sarebbe stato lui a mantenere i rapporti con esponenti dei Rinzivillo ancora in libertà. Per l’accusa, proprio il clan avrebbe puntato su una “borghesia mafiosa”. E’ stato escluso che la versione resa nel corso dell’istruttoria dibattimentale da Ferrara possa essere fondata. L’avvocato ha più volte ribadito di aver avuto contatti con Rinzivillo solo per ragioni professionali. Secondo la Dda, invece, avrebbe sviluppato la sua frequentazione con il boss. “Sono stati ricostruiti incontri anche serali, certamente non in orari di lavoro”, ha detto ancora il pm che ha ricordato, infine, le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano, “tra i primi a parlare di Ferrara”. Nelle richieste è stata riconosciuta la prevalenza delle attenuanti, legata anche al fatto che l’imputato risulta incensurato.

Durante la prossima udienza toccherà alla difesa, sostenuta dal legale Giacomo Ventura, esporre le conclusioni a supporto del professionista. Dodici anni di detenzione, invece, sono stati chiesti per Emanuele Zuppardo, a sua volta a processo e coinvolto nella stessa indagine. Avrebbe favorito il boss, facendo da tramite. “Comunicava molto spesso usando i telefoni di cabine pubbliche per non essere monitorato”, ha detto il pm. C’era anche Zuppardo a quello che è stato definito “summit di mafia”, organizzato in un locale della zona di via Tevere. “Non era un incontro tra amici, c’era addirittura uno scagnozzo collocato all’ingresso”. Zuppardo è invece difeso dal legale Roberto Afeltra, che a sua volta concluderà alla prossima udienza, davanti al collegio presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola).

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