Gela. La decisione del gup del tribunale è prevista ad inizio luglio. Oggi pomeriggio, invece, gli imputati, accusati di presunte omissioni che avrebbero determinato il crollo parziale del pontile sbarcatoio risalente a due anni fa, hanno scelto di essere sottoposti ad esame. Hanno voluto chiarire le loro posizioni rispetto alle contestazioni mosse dai pm della procura, compresa l’accusa di crollo colposo. Secondo gli investigatori, dall’indagine sarebbero state riscontrate responsabilità per i mancati interventi. Ancora oggi, nell’imminenza dell’ottantesimo anniversario dello sbarco alleato, si discute del futuro di un pontile che presenta gravi carenze strutturali. Il procedimento ha alla base diversi elementi acquisiti, anche da una denuncia sporta dall’associazione “Aria Nuova”, presieduta da Saverio Di Blasi. Dal gup del tribunale Roberto Riggio si sono presentati dirigenti comunali che si susseguirono alla guida del settore lavori pubblici, e dirigenti regionali che invece si occuparono del dipartimento ambiente. Si tratta di Raffaella Galanti, Santi Nicoletti, Emanuele Tuccio, Aldo Guadagnino, Giuseppe Battaglia e Olimpia Campo. Gli investigatori, nel corso degli accertamenti successivi al crollo, individuarono il deterioramento del calcestruzzo e la corrosione dell’acciaio. Tutti gli imputati e i rispettivi difensori hanno respinto gli addebiti, confermando di aver rispettato le mansioni previste per i loro uffici.
Secondo la procura, non sarebbero stati effettuati i lavori di consolidamento e messa in sicurezza. Ancora oggi, non è chiaro il futuro della struttura, con la Regione che ha stanziato fondi per la demolizione. C’è però chi, anche a livello politico e istituzionale, vorrebbe salvaguardare l’ex pontile, riqualificandolo. I sei imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Feliciana Ponzio, Rita Calò, Massimo Blandi, Dario Vecchio e Vincenzo Campo.