Gela. Tra le fila del centrodestra di opposizione sembra ancora più marcata la convinzione che la sfiducia al sindaco Lucio Greco non abbia più le basi, anche numeriche, per trovare l’assenso in aula consiliare, il prossimo 12 giugno. I leghisti, dopo il rinvio di inizio maggio, sono stati i primi a lanciare la proposta di ritirare le firme. Una posizione che almeno per il salviniano Emanuele Alabiso non cambia affatto. “Ribadisco che in questa fase la mozione di sfiducia non ha più senso – spiega – il rinvio di inizio maggio, di fatto, ha segnato la parola fine. Il partito regionale ci ha da tempo dato l’ok per ritirare le firme. Personalmente, voglio comprendere se sia meglio farlo direttamente in aula oppure tramite comunicazione alla presidenza del consiglio. Voglio verificare se nei prossimi giorni arriveranno atti finanziari e se avremo maggiore contezza dei contenuti del rendiconto approvato dalla giunta. Non ho intenzione di permettere che qualcuno sfrutti l’aula per uno show fine a sè stesso”. Alabiso si dice intenzionato ad approfondire il documento finanziario.
“Certo – aggiunge – personalmente, voglio capire quali numeri riporta e quali prospettive possano aprirsi per l’ente comunale. Dai giornali, leggo di un disavanzo pesante da oltre 95 milioni di euro, con una differenza di circa 60 milioni rispetto all’avanzo. A questo punto, dovrebbe esserci un piano di riequilibrio. Se dovessimo sfiduciare il sindaco, chi lo dovrebbe attuare? Questo è un punto importante che non può essere trascurato. Valuterò con molta attenzione”. L’intenzione del consigliere leghista, che firmò per la sfiducia già in bianco, sembra ormai chiara, in attesa di avere contezza dei dati effettivi del rendiconto, che deve ricevere il parere dei revisori e quello della commissione bilancio, oltre alla possibilità di proporre emendamenti. La Corte dei Conti attende i correttivi non oltre la metà di giugno, termine inderogabile. Probabilmente, la sfiducia, sempre che si tenga la seduta del 12 giugno, verrà archiviata per concentrarsi sulle dinamiche degli atti finanziari, muovendosi lungo un sottile filo di tatticismi politici.