Gela. “E’ vero, ho sparato ma solo in aria e ad almeno duecento metri di distanza da Di Pietro. Ero stanco delle sue continue provocazioni”. Gli spari tra gli ovili. A difendersi in aula, è stato l’anziano allevatore Luciano Russotto, arrestato lo scorso marzo con l’accusa di aver avuto a disposizione un fucile e diverse cartucce. L’arma venne utilizzata al culmine dell’ennesimo contrasto scoppiato con Orazio Di Pietro, a sua volta allevatore e arrestato insieme a Russotto. L’imputato ha risposto alle domande formulate anche dal pubblico ministero Tiziana Di Pietro. A Spinasanta, dove entrambi gestiscono allevamenti di bestiame, arrivarono gli agenti di polizia del commissariato. Vennero trovate le armi e le cartucce. “Anche Di Pietro era armato – ha continuato Russotto – era abituato a far pascolare il suo gregge nei miei terreni. Aveva aggredito uno dei miei operai e mio genero”. Il coltivatore, che davanti al giudice Lirio Conti ha scelto il rito abbreviato, ha ribadito che i fucili trovati dai poliziotti aveva deciso di regalarli al figlio. Nel procedimento contro Russotto, assistito dal legale Carlo Morselli, è parte civile proprio Orazio Di Pietro, rappresentato invece dall’avvocato Francesco Enia. Il trentaseienne Orazio Di Pietro, inoltre, deve rispondere di questi fatti sempre davanti al giudice Lirio Conti. Ha già deciso di patteggiare la pena. Si tornerà in aula a fine novembre.