Gela. Gli agricoltori del territorio, la scorsa settimana, hanno iniziato una protesta che giunge al culmine di disservizi continui. A mancare è soprattutto l’acqua. Le precipitazioni inattese di questo periodo non hanno risolto la situazione. Anzi, l’ondata di maltempo ha determinato danni in diverse zone. Mentre la protesta è in atto, a Disueri l’acqua continua ad essere sversata. Da giorni, il copione è sempre lo stesso. Sotto gli occhi di agricoltori che fanno fatica ad andare avanti, l’acqua della diga finisce in mare. Ragioni di sicurezza sono sempre state poste come elemento principale che induce a scaricare l’acqua. Nei campi, invece, non arriva. Gaetano Gentile, dell’associazione Santa Maria che raggruppa operatori del settore sia di Niscemi che di Gela, continua a denunciare pubblicamente. Non solo l’acqua che viene scaricata ma anche le condotte non rispondono alle esigenze. “Da due mesi c’è una rottura in un tratto di condotta a Grotticelli e nessuno interviene – spiega Gentile – siamo abbandonati. Il nostro appello va a tutte le istituzioni, a partire da quelle nazionali. A seguito della protesta della scorsa settimana, qualche deputato si è fatto sentire ma serve molto di più. Ci vogliono i fatti”. Da Disueri l’acqua va in mare. A Cimia, invece, è quasi razionata. Nell’invaso di Comunelli, infine, sono tanti i problemi strutturali. L’estate sta iniziando a farsi sentire e per gli agricoltori del territorio si prospettano mesi di passione, tra disservizi cronici e risposte istituzionali che mancano.
Neanche il Consorzio di bonifica è in grado di dare seguito alle richieste degli utenti. Poco personale e mezzi carenti, non favoriscono in nessun modo un percorso virtuoso. “Vorrei capire a cosa serve pagare la quota che ogni agricoltore versa – aggiunge Gentile – purtroppo, non riusciamo ad avere un servizio adeguato. Il comparto agricolo locale ha necessità di un sostegno vero che ad oggi non c’è mai stato. Penso sia utile che una delegazione di consorziati monitori l’attività del Consorzio e possa avere voce in capitolo”. Il settore dovrebbe essere quello trainante per un’economia locale che sta scontando gli effetti della riconversione industriale. Invece, nelle campagne, che ancora assicurano occupazione, andare avanti è un vero terno al lotto.