Gela. Il riutilizzo delle acque reflue potrebbe rappresentare la panacea dei disagi che caratterizzano l’irrigazione dei campi agricoli nella Piana di Gela, dove insiste la più importante produzione di carciofeti di tutta l’isola. Una boccata d’ossigeno per la vasta produzione delle coltivazioni è stata annunciata da Bernardo Casa, presidente nazionale delle raffinerie del colosso energetico Eni, durante l’incontro palermitano indetto dalla quarta commissione Ambiente e Territorio per parlare delle criticità nelle irrigazioni dei terreni agricoli e di riempimento degli invasi Disueri e Cimia. Si è parlato anche dell’investimento da 20,6 milioni di euro previsti dal “Patto per il sud” e di soluzioni di intervento per assicurare il corretto utilizzo degli invasi, partendo dalla prosciugata diga Comunelli. Erano presenti a Palermo anche l’assessore comunale Francesco Salinitro e Giuseppe Arancio, deputato all’Assemblea regionale siciliana, i vertici di Siciliacque e Vincenzo Caruso, direttore del consorzio di bonifica 5. Quest’ultimo, la scorsa settmana, aveva lanciato un allarme per tutelare le produzione di carciofeti.
“L’Eni si è detta pronta ad erogare circa 20 litri di acqua al secondo dall’impianto modulare di trattamento dei reflui – spiega Salinitro – Abbiamo chiesto la possibilità di ampliare i moduli e, quindi, la portata. Torneremo a Palermo giorno 17 ottobre. In quell’occasione saremo chiamati a definire le prime azioni di intervento da attuare. L’Eni dovrà garantire la certificazione di utilizzabilità delle acque derivanti dal trattamenti dei reflui da impiegare nelle colture”. E’ stata evidenziata la disponibilità di utilizzo dei 20 milioni e 600 mila euro per gli interventi di consolidamento e messa in sicurezza degli invasi Disueri e Cimia. “Sono somme disponibili – aggiunge Salinitro – Sappiamo che occorreranno altri 10 milioni di euro. Stiamo cercando di eseguire l’intervento in stralci funzionali. Le attenzioni sono concentrate anche sulla ridottissima capacità di invaso delle tre dighe. Sappiamo che dobbiamo intervenire con urgenza per incrementare la disponibilità dell’acqua da destinare alle campagne e per usi urbani”. La società Siciliacque ha fatto sapere che non sarà possibile destinare le acque del Ragoleto per fini agricoli.