Gela. Una lunga serie di presunte irregolarità, anche sfruttando i fondi ministeriali. Sono contestazioni che vengono mosse all’imprenditore Pietro Biondi e a diversi ex collaboratori e dipendenti delle sue cooperative, per anni attive anche in città. Questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), è stato aperto il dibattimento, preceduto dalla riunione di due “costole” processuali legate allo stesso filone investigativo. Violazioni vennero riscontrate anche nella gestione dell’ex centro per migranti, ricavato a “Villa Daniela” a Manfria, poi chiuso. L’immobile venne completamente distrutto da un successivo incendio. Oltre a Biondi, rispondono alle accuse Giuseppe Palumbo, Francesca Politi, Gemma Iapichello, Gaetana Franco, Katarzyna Chylewska, Rosetta Cialdino, Rosaria Bilardi, Carmela D’Angeli, Giuseppe Biancheri, Vincenzo Castelletto e Salvatore Scilleri. Nell’altro filone, invece, sono imputati Clara Favatella, Giuseppe Foti, Alessandro Giannone, Liliana Pasqualino e Francesca Ventimiglia. Il collegio non ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile dell’associazione Codacons. Le difese si sono subito opposte, spiegando che le contestazioni mosse agli imputati non toccano diritti dei consumatori o attività di mercato. Eccezioni dei legali sono state avanzate anche rispetto al decreto che prorogò le indagini. Erano già parti civili diversi ex lavoratori, con gli avvocati Rosario Prudenti e Francesca Granvillano. Si incrociarono investigazioni condotte sia dai pm della procura locale sia da quelli catanesi. Le indagini, avviate dagli agenti di polizia, delinearono un quadro preoccupante, anche per i dipendenti che avrebbero lavorato sotto la minaccia del licenziamento e in condizioni difformi rispetto ai contratti. Gli approfondimenti partirono a seguito di una protesta degli ospiti dell’ex “Villa Daniela”.
Da quanto emerso, Biondi avrebbe ottenuto l’appoggio di funzionari pubblici, incaricati dei controlli. Nelle strutture, compresa l’ex “Villa Daniela”, gli ospiti sarebbero stati costretti a vivere in condizioni molto difficili e anche i viveri sarebbero stati scarsi e di pessima qualità. Fra le ipotesi, anche quella Tra i legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra, Maria Licata, Rocco Guarnaccia, Attilio Floresta, Angelo Fasulo, Simone Morgana, Carmelo Tuccio, Liborio Sciagura, Carmelo Peluso e Salvatore Liotta.