Gela. Gli aspetti tecnici, con la ricostruzione della traiettoria dei colpi sparati in direzione dell’auto, sono stati al centro delle testimonianze rese davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola). La vicenda riguarda il tentato omicidio che viene contestato a John Parisi. Due anni fa, in via Venezia, avrebbe fatto fuoco contro un’auto in transito. Secondo gli inquirenti, l’obiettivo era Carmelo Raniolo, che riportò una ferita ad una mano. Venne successivamente rintracciato dai poliziotti del commissariato, che sequestrarono anche la vettura. In aula, sono stati sentiti gli esperti della polizia scientifica che analizzando le traiettorie hanno ricostruito la dinamica. E’ stato acquisito l’elaborato tecnico. Per la difesa di Parisi, sostenuta dall’avvocato Davide Limoncello, gli spari non erano finalizzati ad uccidere e per questo motivo ci si concentra proprio sui punti di impatto, uno all’altezza dello sportello lato passeggero. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, invece, l’azione sarebbe stata finalizzata ad uccidere.
I magistrati dell’antimafia non escludono che gli spari siano da collocare nel contesto di contrasti interni ai clan. Gli investigatori ritengono che Parisi sia vicino agli stiddari mentre Raniolo avrebbe frequentazioni in ambienti di Cosa nostra. Elementi che la difesa dell’imputato ha sempre escluso, già in fase di indagine, quando si pronunciò anche il tribunale del riesame. L’assenza di una volontà di uccidere, secondo la difesa, si desume dal fatto che furono esplosi solo due colpi. Gli inquirenti ritengono che a sparare fu proprio l’imputato, già in passato trovatosi in una situazione analoga, anche se in quel caso non gli venne contestato il tentato omicidio. Altri testimoni saranno sentiti nel corso delle prossime udienze.