Gela. A quasi sei anni di distanza dall’inizio della detenzione in carcere, arriva un affievolimento delle misure per tre presunti esponenti di spicco dei gruppi di mafia locali, finiti al centro dell’indagine “Tetragona”.
Solo l’obbligo di firma. Dopo le condanne di primo grado, il giudizio per quei fatti è ancora in corso davanti ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta. Proprio i magistrati nisseni hanno accolto le istanze avanzate dai difensori di Armando D’Arma, Giuseppe Piscopo e Emanuele Monachella. Ai tre è stato imposto il solo obbligo di firma. I difensori di fiducia, gli avvocati Giacomo Ventura e Flavio Sinatra, hanno sottolineato soprattutto l’attenuazione dei presupposti per la detenzione carceraria. In base a quanto emerso dall’indagine, i clan mafiosi gelesi sarebbero riusciti a ramificarsi anche al nord, soprattutto in Liguria e Lombardia. In primo grado, i giudici del collegio penale del tribunale pronunciarono condanne per quasi settanta anni di carcere.