Gela. Sarebbero state ore molto convulse, quelle che hanno preceduto la scelta finale della trentatreenne, finita in mare, al porto rifugio, a bordo della propria auto. Si sarebbe recata anche al pronto soccorso. La donna ha perso la vita. L’ipotesi principale, oramai quasi del tutto confermata anche dagli inquirenti, è quella del suicidio. La giovane donna, però, nelle ore precedenti al suo arrivo al porto rifugio, si sarebbe recata anche al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele, probabilmente dopo l’assunzione di un’eccessiva quantità di psicofarmaci. Ritornata nell’abitazione di famiglia, inoltre, avrebbe dato evidenti segni di tensione. Per questa ragione, il compagno potrebbe decidere di presentare un esposto in procura. Avrebbe già contattato un legale di fiducia, l’avvocato Salvo Macrì, per valutare il da farsi. Il convivente della giovane donna e i suoi familiari vogliono capire se lo stato mentale della trentatreenne possa essere stato sottovalutato, rispetto soprattutto ad eventuali gesti di autolesionismo, compreso quello finale che le è costato la vita.