Inchiesta “Chimera”, Cassazione annulla aggravante di mafia per Brancato: si ritorna al riesame

 
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Gela. E’ attualmente a processo, in abbreviato, insieme ad altri ventitré coinvolti nell’inchiesta “Chimera”. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, il quarantenne Emanuele Brancato avrebbe trafficato droga per conto degli stiddari della famiglia Sanfilippo di Mazzarino, che fu il perno dell’intera indagine condotta dai carabinieri. I giudici di Cassazione, sulla base del ricorso del difensore di Brancato, l’avvocato Giacomo Ventura, sono nuovamente ritornati sull’aggravante mafiosa che gli viene addebitata. Hanno disposto l’annullamento, con rinvio ancora ai magistrati del riesame di Caltanissetta. E’ una vicenda processuale che si trascina da tempo, mentre nel giudizio davanti al gup per il quarantenne c’è stata la richiesta di condanna a quindici anni di detenzione. Una prima volta, la difesa aveva impugnato in Cassazione il riconoscimento dell’aggravante, ottenendo l’annullamento con rinvio e la successiva decisione favorevole del riesame che escluse la contestazione di mafia. La procura impugnò ancora in Cassazione ricevendo, a sua volta, una decisione favorevole per la sussistenza dell’aggravante, ribadita poi dal riesame.

Pronuncia che la difesa di Brancato ha nuovamente portato in Cassazione, escludendo che possano sussistere i presupposti dell’aggravante di mafia. I magistrati romani hanno accolto il ricorso del legale, annullando e rinviando sempre al riesame che dovrà pronunciarsi sulla stessa questione. La difesa dell’imputato, già nel corso del giudizio abbreviato, ha più volte posto l’accento sull’assenza di riscontri concreti per ritenere fondata l’aggravante pure nel contesto dei reati di droga.

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