Gela. Un intervento legislativo immediato per salvaguardare i tredici ex lavoratori dell’indotto rimasti fuori dal ciclo produttivo. Il nodo è quello della legge del 2018 che di fatto applicava le misure di salvaguardia solo a chi usciva dalla Naspi entro la fine del 2020.
Con quella legge diversi lavoratori delle aree di crisi complessa di Gela e di Termini Imerese riuscirono ad evitare di rimanere fuori da ogni misura di salvaguardia. Per tredici di loro, tutti gelesi, invece non fu possibile rientrare perché la loro indennità di disoccupazione scadeva dopo il termine ultimo.
Una diseguaglianza che oggi i sindacati hanno portato sul tavolo del primo cittadino a confronto con i due senatori grillini Pietro Lorefice e Ketty Damante.
I rappresentanti di Fiom, Fim e Uilm, Orazio Gauci, Nicola Calabrese e Alessio Pistritto, hanno chiesto alla politica un intervento concreto. Entrambi i senatori grillini, lo scorso febbraio avevano presentato degli emendamenti al decreto “Ilva” per riattivare la mobilità in deroga destinata ai lavoratori delle aree di crisi siciliane, Gela e Termini Imerese. La strada, anche per i tredici operai, è ancora quella dell’intervento legislativo.
Un’azione immediata è fondamentale per restituire garanzie ad operai che allo stato non possono rientrare nel circuito produttivo. La scorsa settimana, due lavoratori ex indotto, che rientrano nel bacino di disponibilità, hanno protestato davanti ai tornelli della raffineria Eni. I sindacati dei metalmeccanici, proprio sulle misure a garanzia degli operai, hanno inizialmente avviato interlocuzioni con la prefettura. Serve però un intervento della politica e il sindaco Greco ha convocato tutte le parti. L’area di crisi, ancora oggi, si conferma un terno al lotto, sia per gli investimenti che per l’occupazione.