Gela. E’ iniziato con un rinvio il procedimento per disastro ambientale a carico di Eni. L’udienza preliminare è slittata al 14 dicembre, lasciando col fiato sospeso molti ambientalisti ed esponenti politici che ripongono fiducia nel faldone di 85 mila pagine di indagini ed episodi vari. Secondo la Procura chi ha gestito la raffineria, a diversi livelli, ha inquinato deliberatamente e consapevolmente l’aria, le falde acquifere, il suolo ed il mare, determinando un disastro ambientale di proporzioni immani. “Questa è l’accusa mossa dalla magistratura inquirente – evidenziano i grillini – al colosso che per oltre mezzo secolo ha monopolizzato l’economia della città”.
E’ stata la commissione Ambiente e Sanità del Comune e gli esponenti in Aula consiliare del M5S a condannare l’assenza del presidente del tribunale, Paolo Fiore, giudice incaricato a presiedere il processo per disastro ambientale innominato a carico di Eni. “Speriamo che tutte le altre parti in causa, primo fra tutti il presidente del tribunale – spiega Virginia Farruggia, presidente della commissione Ambiente – abbiano compreso l’importanza rappresentata da questo procedimento e la speranza riposta da tutto il territorio”.
Secondo i componenti della commissione consiliare del Comune “il presidente Fiore si sarebbe assentato per presenziare ad un corso di formazione. Siamo certi che non si permetterà nessuna prescrizione – aggiunge la commissione Sanità -, nonostante il rinvio, e che si arriverà molto presto alla chiusura del processo. Siamo altrettanto certi, che vista l’importanza della tematica, lo stesso venga trattato con la priorità che merita e che tutti, per la propria parte, si prendano le responsabilità che il caso impone”. I componenti della commissione presieduta da Virginia Farruggia hanno confermato di volere seguire l’intero iter e tutte le azioni relative al procedimento, mettendosi a disposizione della città e del legale Dionisio Nastasi, “nominato dal Comune per la costituzione di parte civile, per tutto ciò che sarà utile, fosse solo per sensibilizzare l’opinione pubblica e lasciare i riflettori accesi sul tema”. “Per la prima volta nella storia gelese il colosso petrolifero è finito a processo perché accusato di disastro ambientale – aggiungono gli esponenti del M5S – La popolazione non è stata avvisata. Non lo sapeva perché l’amministrazione comunale è rimasta silente, senza rilasciare neanche una dichiarazione”.