Protesta contro trivellazioni, attivisti raggiunsero “Prezioso”: giudizio definito con oblazioni

 
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Gli attivisti raggiunsero la piattaforma

Gela. Attraverso i legali che li rappresentano avevano chiesto e ottenuto l’accesso all’oblazione. Il procedimento a loro carico si è concluso con il non doversi procedere. I sette attivisti di “Greenpeace” che alcuni anni fa condussero un’azione dimostrativa, cercando di salire sulla piattaforma “Prezioso” di Enimed, a largo delle coste locali, hanno versato gli importi definiti. Nel corso dell’ultima udienza, c’è stata la conferma e anche il pm ha richiesto di dichiarare estinto il reato a seguito del pagamento dell’oblazione. Una conclusione in tal senso è stata formalizzata dai difensori, gli avvocati Carolina Macrì e Alessandro Gariglio. Enimed, proprietaria della piattaforma, intendeva costituirsi parte civile nel procedimento e si è opposta, ritenendo che quell’azione abbia messo in pericolo non solo l’efficienza dei sistemi ma anche gli operatori impegnati nelle attività in piattaforma. La costituzione del legale della multinazionale però non è stata ammessa dal giudice. Come spiegato dai difensori degli attivisti, l’azione dimostrativa non arrecò pericolo a persone oppure a sistemi produttivi.

In base alle iniziali accuse, gli imputati non avrebbero rispettato l’ordine di lasciare la piattaforma impartito dai militari della capitaneria di porto, intervenuti dopo la segnalazione. L’azione sarebbe durata per alcune ore e i sette furono successivamente identificati. Furono collocati striscioni contro le trivellazioni in mare.

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