Gela. Sono circa trecento i nominativi dei lavoratori dell’indotto Eni finti nelle mani delle segreterie nazionali dei sindacati del settore metalmeccanico. Il vertice al Ministero dello sviluppo economico. Tutto in vista del vertice del 19 settembre al Ministero dello sviluppo economico. Si tratta di operai rimasti privi di qualsiasi ammortizzatore sociale ma anche di quelli che, dall’inizio dell’anno, non hanno ancora ricevuto quanto previsto per la cassa integrazione. Il sindacato, infatti, mira all’attivazione dei fondi necessari a coprire per intero non solo gli ammortizzatori sociali già riconosciuti ma anche le misure straordinarie di sostegno in favore di quei lavoratori travolti dal processo di riconversione della raffineria di contrada Piana del Signore. “Nelle ultime ore – spiega il segretario provinciale della Fiom Cgil Orazio Gauci – abbiamo provveduto ad inoltrare l’elenco con tutti i nominativi di quei lavoratori rimasti in bilico, ovvero senza ammortizzatori sociali o, comunque, senza i pagamenti previsti per la cassa integrazione. Rispetto alle recenti novità arrivate dal Ministero del lavoro, non sappiamo ancora quale incidenza potranno avere sugli operai dell’indotto Eni”. Dalle stanze ministeriali, infatti, sono giunte nuove indicazioni rispetto alle aree di crisi istituite lungo la penisola, compresa quella di Gela. Si prevede un intervento finanziario che possa garantire, almeno per un anno, un contributo da cinquecento euro e la proroga della cassa integrazione straordinaria.
Il caso Eurocoop. Intanto, i segretari provinciali Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese si apprestano a chiedere una convocazione all’ufficio provinciale del lavoro dopo che i responsabili della società Eurocoop, per alcuni anni impegnata nell’indotto della raffineria, hanno preannunciato l’intenzione di voler attivare la procedura di mobilità per i circa cinquanta dipendenti. L’azienda è ferma da mesi ormai e le prospettive non sono affatto rosee.