Gela. Il corpicino privo di vita di Loris, il nascituro morto in grembo prima che la madre partorisse, da ieri è a disposizione della magistratura. La salma è in una cella della camera mortuaria dell’ospedale “Vittorio Emanuele”. Gli inquirenti hanno sequestrato anche la placenta e il cordone ombelicale, oltre a tutti gli atti che testimonierebbero le visite e gli accessi in ospedale della madre prima di lunedì mattina, giorno della morte del piccolo di 9 mesi e 5 giorni. La giovane ventunenne ha esposto querela contro i medici dell’ospedale, per questo motivo gli inquirenti hanno già convocato due ostetrici, tre ginecologi e il primario dell’unità operativa di Ostetricia e ginecologia, teatro del drammatico episodio. Le loro dichiarazioni saranno determinanti a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. I sanitari della struttura ospedaliera, dopo avere fatto partorire la giovane mamma, hanno effettuato una prima ispezione cadaverica. Viene mantenuto il più stretto riserbo. Dalle prime indiscrezioni pare che il decesso sia stato causato dallo strangolamento del cordone ombelicale. Inoltre, il feto sarebbe risultato macerato. Questo particolare, se confermato, dimostrerebbe che il decesso sarebbe avvenuto almeno un giorno prima dell’esame e non lunedì mattina. La ricostruzione degli accessi dimostrerebbe che la giovane partoriente, prima del tragico lunedì, si era recata in ospedale il 30 agosto. In quella occasione il nascituro era vivo e godeva di ottima salute. Forse ci sarebbe un ulteriore accesso il 31 agosto, per un ulteriore esame ecografico. Il magistrato dovrà cercare di ricostruire cosa è realmente avvenuto dall’ultimo esame alla diagnosi di morte. Rimane al vaglio degli inquirenti anche l’aggressione subita dall’ostetrica che, per le ferite riportate, è stata costretta a farsi medicare dai medici del Pronto soccorso. “Stiamo valutando ogni atto – assicura Luciano Fiorella, direttore del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele” – Sappiamo che la giovane partoriente si era rivolta ai medici dell’ospedale negli ultimi giorni di agosto”. La sorella della partoriente avrebbe avuto un diverbio animato con la ginecologa, sfociato probabilmente con le vie di fatto. Anche per questo motivo era stato sollecitato il tempestivo intervento dei carabinieri del locale reparto territoriale e degli agenti del commissariato di polizia. Quest’ultimi, diretti da Francesco Marino, hanno aperto un fascicolo.