PALERMO (ITALPRESS) – Imprese in sofferenza per debiti verso le banche, conti correnti in rosso a causa di tassi e interessi illegittimi, investimenti rischiosi proposti come sicuri a risparmiatori con profili “prudenti”, mutui nulli e furto di dati e credenziali per accedere ai conti correnti di malcapitati: sono solo alcuni casi pratici illustrati e discussi durante il seminario di diritto bancario organizzato dall’Università degli Studi di Palermo – Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Palermo e dallo studio legale Palmigiano e Associati, che si occupa di assistere imprese e privati in contenziosi nel settore.“La partnership tra il Dipartimento e lo studio Palmigiano e Associati – ha dichiarato il professore Antonello Miranda, Ordinario di Diritto Privato Comparato e dell’UE presso l’Università degli Studi di Palermo – è nata oltre 20 anni fa, quando abbiamo dato vita al primo seminario sulla tutela dei consumatori e del mercato, che abbiamo replicato ogni 2 anni, fino a questa nona edizione”.Il seminario è stato organizzato grazie alla sinergia con l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Palermo, in modo da affrontare le tematiche correlate al diritto bancario e finanziario, sia dal punto di vista degli avvocati che dei consulenti tecnici che, spesso, si trovano ad affrontare insieme contenziosi che coinvolgono imprese e privati.“Siamo stati felici di abbracciare questa iniziativa di confronto tra avvocati, commercialisti, esperti contabili e tecnici bancari – ha dichiarato Nicolò La Barbera, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Palermo – siamo impegnati per l’avvio di nuove sinergie con Ordini di altre categorie professionali, con le Istituzioni del territorio e con altri enti pubblici e partners privati per mettere a disposizione le nostre competenze”.Numerosi i professionisti che hanno partecipato, tra avvocati, commercialisti, esperti contabili, tecnici bancari e giudici che operano in tutta Italia e che si sono alternati nella giornata di lavori suddivisa in tre sessioni: la prima dedicata alla tutela nel settore finanziario, la seconda alla cybersecurity e la terza al settore bancario.Diversi anche i casi concreti portati ad esempio da Alessandro Palmigiano, Managing Partner di Palmigiano e Associati che ha raccontato tra gli altri, il caso di una pensionata settantenne, sua cliente, che a seguito della morte del marito, la propria banca l’aveva convinta ad acquistare titoli di Stato, definiti dall’istituto bancario come sicuri e dal capitale garantito. La donna, fidandosi della banca investì 70 mila euro in prodotto denominato “Crude Oil 20”, dal basso profilo di rischio, ma al momento della scadenza del titolo, la pensionata si recò in banca e lì l’amara sorpresa: quello che le era stato presentato come un prodotto sicuro, in realtà era uno strumento finanziario complesso e aveva perso quasi 40 mila euro.Nel 2021 cominciava la causa innanzi al Tribunale di Palermo. La tesi degli avvocati Alessandro Palmigiano ed Elisabetta Violante era chiara: la banca aveva posto in essere una serie di pratiche illegittime, non soltanto non fornendo le informazioni giuste in merito al rischio ma anche proponendo un prodotto inadeguato rispetto al profilo dell’investitrice. Alla luce di questo, la banca doveva farsi carico della perdita della pensionata e rimborsarla.Con sentenza di qualche settimana fa, il Tribunale di Palermo, V Sezione Civile, giudice Andrea Illuminati, ha accolto la tesi dei legali della donna decidendo per il rimborso della somma persa. In particolare il giudice ha affermato che “alla luce del grave inadempimento dell’intermediario accertato nei termini su indicati – e dovendo ritenersi esistente il nesso causale tra l’inadempimento e il danno lamentato, potendosi assumere che in presenza di una valutazione di inadeguatezza l’investimento non sarebbe stato eseguito – il risarcimento deve essere liquidato nella misura pari alla perdita sofferta”, pari a quasi 40 mila euro.“La crescita dei casi di truffe bancarie attraverso messaggi, attraverso telefonate o email che sembrano arrivare dalle proprie banche dimostra come, in molti casi, i sistemi di sicurezza degli istituti di credito non siano sicuri – ha spiegato Alessandro Palmigiano -. Ci sarebbero strumenti tecnologici per evitare queste truffe ma questo richiede che le banche facciano degli investimenti in sistemi di sicurezza più avanzati. Non è possibile far ricadere il rischio di impresa sui clienti”.Il seminario è patrocinato da Confartigianato Imprese Palermo.foto ufficio stampa studio legale Palmigiano e Associati, da sinistra Dario Greco, Nicolò La Barbera e Alessandro Palmigiano (ITALPRESS).