Gela. Le conseguenze di una bomba d’acqua che si abbatté in città ormai sei anni fa, crearono una falla su un tratto del lungomare Federico II di Svevia, nei pressi di alcuni lidi della zona. Vennero individuati due tubi, pare collocati per cercare di canalizzare il flusso delle acque. In realtà, secondo i pm della procura, erano stati posti senza autorizzazioni e in un’area demaniale. Il giudice Martina Scuderoni, a conclusione del dibattimento, ha assolto il funzionario comunale Raffaella Galanti (difeso dall’avvocato Rita Calò) e per la lieve entità del fatto anche l’ex sindaco Domenico Messinese (rappresentato dal legale Venere Salafia) e l’altro funzionario comunale Rosario Città (con i legali Rocco La Placa e Michele Aliotta). Al termine della requisitoria, il pm Tiziana Di Pietro, citando giurisprudenza della Corte di Cassazione, ha spiegato che quei tubi, che occupavano non oltre venti metri, erano stati posizionati senza una vera autorizzazione ma per evitare le conseguenze di possibili sversamenti in spiaggia.
“Non per occupare ma per salvaguardare”, ha precisato il pm che ha chiesto l’assoluzione di tutti gli imputati. Una linea che le difese hanno ribadito, peraltro sottolineando che non è emerso un collegamento diretto tra la presenza di quei tubi ed eventuali disposizioni impartite direttamente dal sindaco e dai funzionari finiti a processo. L’assoluzione è stata pronunciata per i tre, anche se con formule diverse.