Gela. Il presidente del collegio penale, il giudice Miriam D’Amore, ha deciso di astenersi, avendo già trattato la vicenda nel più ampio contesto dell’inchiesta “Stella cadente”. Sarà il presidente del tribunale a doversi esprimere definitivamente. Una richiesta in tal senso l’aveva preliminarmente avanzata l’avvocato Francesco Enia, difensore del trentanovenne Gaetano Marino e del ventinovenne Andrea Romano. Il dibattimento nei loro confronti non è stato ancora aperto. Furono rinviati a giudizio con l’accusa di essere dietro all’intimidazione ai danni di un rivale. Diversi colpi di arma da fuoco, ormai sette anni fa, vennero esplosi contro l’abitazione di Salvatore Noviziano, che solo poche ore prima aveva sparato ferendo Marino. Secondo gli investigatori, Marino avrebbe dato l’ordine di agire per ritorsione. Sarebbero stati usati un fucile e una pistola. Gli imputati vennero successivamente coinvolti nell’inchiesta “Stella cadente”, che portò gli inquirenti a ricostruire la struttura della nuova stidda.
Il collaboratore di giustizia Giovanni Canotto spiegò che gli spari contro l’abitazione erano da collegare a quanto accaduto a Marino, che fu colpito in pieno centro storico. Per la difesa, come già spiegato in udienza preliminare, non ci sono riscontri che possano condurre agli imputati. Anche l’auto che sarebbe stata usata per arrivare all’abitazione del rivale non corrisponderebbe a quella indicata dal collaboratore. Inoltre, Marino, dopo essere stato ferito e ricoverato in ospedale, non sarebbe stato in grado di ordinare un’eventuale vendetta. Tutti elementi che verranno affrontati nel giudizio. In aula, si tornerà ad aprile.