Gela. Si è concluso con un dispositivo letto in aula dal collegio penale del tribunale il giudizio di primo grado scaturito dal blitz antidroga “Boomerang”. Le decisioni sono pesanti rispetto all’entità delle pene. Tutti gli imputati erano accusati di aver fatto parte di un gruppo attivo nello spaccio di sostanze stupefacenti, lungo l’asse tra la città, Catania e Vittoria. La pena più consistente per Salvatore Gambino (difeso dai legali Giovanni Lo Monaco e Filippo Spina), condannato a quattordici anni di reclusione per almeno sei capi di imputazione. Il collegio penale presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola) ha riconosciuto la continuazione escludendo la recidiva. Quella di Gambino era una delle figure principali dell’inchiesta. Per i pm della Dda di Caltanissetta e per i carabinieri era lui la spalla di Giacomo Gerbino, considerato invece il vero organizzatore del traffico di droga e condannato in primo e secondo grado nell’altro filone processuale. Nei confronti di Gambino il pm Davide Spina aveva chiesto ventiquattro anni e sei mesi di reclusione. Tredici anni e quattro mesi di reclusione invece sono stati imposti a Salvatore Graziano Biundo (difeso dal legale Salvo Macrì), che si sarebbe messo a disposizione principalmente per il trasporto della droga. L’accusa nei suoi confronti aveva chiesto quindici anni e sei mesi. Per Biundo sono stati riconosciuti tre capi di imputazione, con la continuazione e le attenuanti generiche. Otto anni e sei mesi di detenzione per Rocco Carfì, a sua volta accusato di far parte del giro della droga. La richiesta era di undici anni e sei mesi di reclusione. La difesa, sostenuta dal legale Flavio Sinatra, ha escluso l’appartenenza di Carfì ad un’organizzazione. Per la Dda, invece, sarebbe stato un referente del boss stiddaro Bruno Di Giacomo. Otto anni e tre mesi di detenzione per Gianfranco Vasile, nei cui confronti sono stati riconosciuti due capi di imputazione, con la continuazione e le attenuanti generiche.
La richiesta iniziale era di undici anni e sei mesi. Otto anni a Giuseppe Celona, considerato attivo nell’organizzazione per lo spaccio. Nei suoi confronti la richiesta era di dieci anni e sei mesi di detenzione. Quattro anni di reclusione invece per Salvatore Piva. Il collegio ha riconosciuto un capo di imputazione e le attenuanti generiche, escludendo la recidiva. La richiesta dell’accusa era di sette anni. Tre anni invece a Emanuele Iapichello. Il collegio ha riconosciuto un capo di imputazione e le attenuanti generiche. Il legale, l’avvocato Carmelo Tuccio, ha avanzato istanza per i domiciliari. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni. Tra i legali di difesa ci sono anche gli avvocati Raffaela Nastasi, Cristina Alfieri e Luigi Di Natale. I carabinieri e i pm della Dda monitorarono per diversi mesi gli spostamenti degli imputati. Secondo le difese, invece, non ci sarebbero mai stati riscontri effettivi della disponibilità di droga. Le difese si rivolgeranno ai giudici di appello.