Gela. Il non luogo a procedere venne pronunciato dal gup del tribunale ormai due anni fa. Non trovarono riscontro, secondo quanto stabilito dal giudice, le contestazioni mosse all’ex sindaco Domenico Messinese, agli allora assessori ma anche a dirigenti comunali e funzionari. L’indagine si era mossa intorno a possibili irregolarità nel rilascio delle autorizzazioni per l’uso dello stadio comunale “Presti”. Lo scorso anno, la Cassazione si pronunciò sul ricorso della procura, che si oppose all’assoluzione di tutti gli imputati. I giudici romani, però, con un’ordinanza spiegarono che l’azione sarebbe dovuta approdare in Corte d’appello. “Nei confronti della sentenza di non luogo a procedere è consentito solo l’appello”, scrissero i magistrati di Cassazione. E’ stata “erronea”, quindi, la scelta della procura di non procedere direttamente con l’azione davanti alla Corte d’appello, che è competente a decidere sul ricorso contro la sentenza di non luogo a procedere. I giudici di secondo grado si pronunceranno sul ricorso dei pm a fine marzo. E’ stata fissata l’udienza. Il non luogo a procedere, oltre che per Messinese, è stato pronunciato dal gup nei confronti di Maurizio Melfa, Giovambattista Mauro, Rocco D’Arma, Carmelo Campisi, Maurizio Tranchina, Antonino Serio, Davide Riccelli, Guido Catalano, Raffaele Greco, Francesco Turco, Giuseppe Piva, Franco Città, Alberto Cilia e Raffaella Galanti. L’indagine, condotta dalla procura e dai poliziotti del commissariato, non toccò solo la parte politica della vicenda “Presti” ma anche quella della burocrazia.
Tutti, in base alle risultanze investigative, avrebbero forzato il rilascio di autorizzazioni, stando alle contestazioni senza valutare l’effettivo stato dell’impianto sportivo. Le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su alcune parti della struttura e sullo svolgimento di incontri di campionato della società Ssd Città di Gela arl (che militava in serie D). Le difese, anche davanti al gup, presentando documentazione, esclusero irregolarità. Per il gup, non emersero anomalie. Sarà la Corte d’appello ad esprimersi. I coinvolti sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Angelo Cafà, Elio Lembati, Rita Calò, Rocco La Placa, Michele Aliotta,, Giuseppe D’Aleo, Luisa Scerra, Antonio Gagliano, Salvatore Ciaramella, Salvatore Psaila, Gaetano D’Arma e Venere Salafia.