Gela. Per la procura e secondo i familiari, la morte per una grave patologia fu causata dalla sua costante esposizione all’amianto durante l’attività lavorativa. Per quanto accaduto ad un ex operaio dell’azienda Smim, a processo c’è l’imprenditore Giancarlo Barbieri, fondatore della società che fu tra le più importanti dell’indotto Eni. Risponde di omicidio colposo. Davanti al giudice Miriam D’Amore, sono stati sentiti i consulenti della procura. Gli esperti hanno risposto alle domande del pm Mario Calabrese, del legale dei familiari dell’operaio e dell’Ona, l’avvocato Davide Ancona (costituito parte civile) e del difensore dell’imputato, il legale Flavio Sinatra. Secondo i due consulenti, il mesotelioma pleurico diagnosticato al lavoratore sarebbe da legare alle polveri d’amianto alle quali fu esposto almeno dal 1973 e fino al 1992.
E’ stato riferito inoltre che lo stesso operaio ritornò poi alle dipendenze dell’azienda, fino al pensionamento. In base alle contestazioni, non sarebbero state adottate tutte le necessarie misure di prevenzione e sicurezza per impedire l’esposizione. La difesa di Barbieri ha richiesto dati ulteriori ai consulenti del pm, focalizzando l’attenzione sui periodi presi in esame e anche su altre esperienze lavorative svolte dal dipendente. Ha inoltre prodotto sentenze, per vicende analoghe, che hanno escluso responsabilità dirette. L’attività istruttoria proseguirà nelle prossime udienze.