Gela. Un vero “investimento” del sistema giustizia sulle pene alternative al carcere ma soprattutto un’alternativa alle pene. E’ questo da sempre uno dei punti principali dell’attività condotta, anche all’interno dei penitenziari italiani, dall’associazione “Nessuno tocchi Caino”, i cui esponenti oggi hanno fatto tappa in città nel loro “viaggio della speranza”, che sta toccando diverse zone dell’isola e altrettanti penitenziari. Questa mattina, accompagnati da una delegazione di avvocati, con in testa il presidente della Camera penale “Eschilo” Rocco Guarnaccia, sono stati a Balate. Al termine, hanno tracciato un bilancio sicuramente favorevole per una struttura che seppur possa contenere comunque un numero limitato di detenuti, offre possibilità di formazione e socializzazione in ambienti idonei. “Forse – è stato riferito – bisognerà migliorare incrementando la formazione al lavoro”. Tra le situazioni più critiche è stata segnalata quella del penitenziario di Trapani. Nel pomeriggio, invece, “Nessuno Tocchi Caino” e la Camera penale “Eschilo” hanno promosso un dibattito pubblico sulle pene alternative, alla luce della nuova riforma. Un terreno ancora poco esplorato, che è stato analizzato dall’avvocato Flavio Sinatra e dal presidente Guarnaccia, con interventi di magistrati e legali. Hanno preso la parola il giudice del tribunale Fabrizio Giannola e il pm in forza alla procura locale Fabrizio Furnari. Un intervento è stato svolto da Rosanna Provenzano, dirigente dell’Uepe d Caltanissetta. Ha dato un contributo al dibattito, inoltre, il presidente onorario della Camera penale, l’avvocato Giacomo Ventura (a sua volta intervenuto sui profili della riforma). Sergio D’Elia, tra gli storici fondatori di “Nessuno tocchi Caino”, ha rinnovato l’invito ad “un’alternativa alle pene”, richiamando inoltre la campagna contro l’ergastolo ostativo.
In queste settimane, tra le altre cose, è riemersa ai media la questione del 41 bis, altro tema che l’associazione ha da sempre affrontato in maniera assai “laica”, senza troppi pregiudizi dando priorità ai percorsi di vita e di cambiamento dei detenuti. Non a caso, D’Elia ha citato nuovamente Orazio Paolello, che da giovane killer di mafia entrò in carcere e che oggi invece parla ai più giovani per invitarli a non seguire mai “gli esempi negativi” che lui e altri ergastolani hanno incarnato prima di affrontare la rinascita nella detenzione.