Gela. La campagna elettorale arriva in consiglio comunale e solo per il rotto della cuffia si salvano i circa venti milioni di euro di finanziamenti europei legati al Piano d’azione per l’energia sostenibile, l’atteso Paes.
Le telefonate per garantire il numero legale. Caduto il numero legale, è stata necessaria una lunga serie di telefonate ai singoli consiglieri per fare in modo che il Paes venisse votato con almeno sedici presenti in aula. Un atteggiamento, quello di molti consiglieri, che ha infastidito, e non poco, il sindaco Angelo Fasulo. “Ci sono consiglieri – ha detto durante la sospensione della seduta – che costruiscono accuse o lanciano sospetti solo per distruggere il lavoro che si fa in aula. Gli incarichi affidati ai tecnici per la redazione del Paes sono poco trasparenti? Lo vengano a dire in aula. Dalle prossime ore, farò i nomi di tutti quei consiglieri che hanno come unico interesse quello di sfasciare ciò che di buono si cerca di fare”. Proprio Fasulo, nel tentativo di non perdere i fondi del piano d’azione, ha personalmente contattato i consiglieri allontanatisi da Palazzo di Città. Il termine ultimo per varare il Paes scadeva, appunto, il 30 gennaio. “Senza l’approvazione – ha precisato l’ingegnere Simone Siciliano tra i redattori del piano – il comune esce dai programmi di finanziamento legati al patto dei sindaci”.
Tempi stretti e parte la protesta. I tempi fin troppo stretti sono stati al centro delle accuse lanciate in aula al sindaco. “Come al solito – hanno detto i consiglieri di Articolo 4 Terenziano Di Stefano e Giuseppe Di Dio – l’amministrazione comunale sfrutta l’emergenza per far passare atti importanti che nessun consigliere riesce ad analizzare attentamente. A questo punto, bisogna capire come siano stati scelti i professionisti che hanno redatto il Paes. Quali parametri sono stati utilizzati?”. Dubbi sollevati anche dal consigliere del Nuovo Centro Destra Luigi Farruggia e da quello del Pd Enrico Vella. La protesta si è trasformata in astensione dal voto, con Di Stefano uscito dall’aula per protesta. Solo il giro finale di telefonate ha salvato il Paes, altrimenti irrimediabilmente perso. Segnali lanciati al sindaco che arrivano soprattutto dal suo partito: non solo con le contestazioni mosse dai critici Vella e Cafà ma anche con l’assenza finale del capogruppo Giacomo Gulizzi. Le telefonate del sindaco hanno contribuito a far arrivare in aula sia gli autonomisti sia i consiglieri che, alla fine, hanno garantito il numero legale.
Il sindaco farà i nomi? Paes salvo ma scontro politico sempre più acceso. In molti, tra le fila politiche più vicine al sindaco non hanno nascosto le tante perplessità generate dagli evidenti ritardi degli uffici di Palazzo di Città. La relazione al Paes, infatti, venne completata a settembre: l’atto definitivo, invece, è approdato in aula solo poche ore prima delle scadenze fissate dalla normativa comunitaria. Fasulo, adesso, farà i nomi di chi, secondo lui, gioca allo sfascio?