Gela. Se c’è una certa comunanza di vedute tra l’amministrazione comunale e i civici all’opposizione, almeno sulle royalties di “Argo-Cassiopea”, lo stesso non può dirsi su un altro capitolo, quello del destino della Torre di Manfria. La mozione presentata dai consiglieri dell’intergruppo “Unità progressista” dovrà attendere. I dieci voti favorevoli non sono bastati. E’ venuto meno il numero legale. Gli stessi consiglieri progressisti, Alessandra Ascia, Virginia Farruggia (che ha comunque votato) e Paola Giudice, hanno lasciato l’aula proprio sul finire della seduta. Non hanno condiviso il commento del sindaco Lucio Greco, che ha giudicato “fuori luogo” l’ironia del consigliere Ascia alla sua risposta. Il primo cittadino ha riferito che il percorso per tentare di acquisire la Torre di Manfria è andato a rilento, non solo per le difficoltà finanziarie del municipio ma ancora prima per la pandemia da Covid e per “la guerra che ha generato un’ulteriore crisi”. Si è comunque detto disponibile a proseguire. “Ci siamo portati avanti”, ha detto.
“Le somme che sono state donate dai cittadini sono in un conto specifico e nessuno le tocca. Le voci che circolano sono del tutto infondate. Non sono somme che verranno trasferite su altri capitoli. Chi avesse cambiato idea e vorrà riavere quanto ha donato per l’acquisto può tranquillamente riottenere le somme”, ha specificato. Soprattutto l’accenno alla crisi causata dal conflitto in Ucraina non è affatto piaciuto al consigliere Ascia, che l’ha ripreso anche in maniera ironica. La tensione è man mano salita in aula, fino all’uscita dei tre consiglieri progressisti, in polemica anche con il presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito, che ha ribadito invece di aver adottato il regolamento rispetto agli interventi durante il dibattito. Pare ci siano state polemiche anche fuori dall’aula. La mozione verrà ridiscussa nel corso della prossima seduta di question time.