“Polis”, inchiesta sul voto di scambio per le amministrative: quattro assolti, anche gli Attardi

 
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Gela. Le motivazioni verranno depositate successivamente. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno ribaltato la decisione del collegio penale del tribunale di Gela, per i fatti dell’inchiesta antimafia “Polis”. Sono stati assolti, con la formula “perché il fatto non sussiste”, i gelesi Giuseppe Attardi e Carlo Attardi, padre e figlio, e i niscemesi Giuseppe Mangione e Salvatore Mangione. Erano accusati di aver avuto un ruolo decisivo nel presunto voto di scambio politico-mafioso che fu alla base dell’indagine della Dda di Caltanissetta, concentrata sulle amministrative che a Niscemi diedero la vittoria alla coalizione elettorale dell’ex sindaco Francesco La Rosa (già assolto per questi fatti). In primo grado, per i gelesi la condanna è stata a quattro anni di reclusione ciascuno. Due anni e otto mesi, invece, per i Mangione. Le difese hanno impugnato la decisione. Secondo la procura generale, la sentenza era da confermare. Ancora una volta, invece, i legali hanno riferito un contesto del tutto differente. In base all’inchiesta, l’ingegnere Carlo Attardi, che a quelle amministrative risultò il più suffragato, avrebbe goduto dell’appoggio del boss Giancarlo Giugno, condannato in un altro filone processuale per i fatti contestatigli. Inoltre, attraverso il padre, avrebbe ottenuto voti dai dipendenti di un’azienda che opera nel settore delle bonifiche da amianto e che annovera tanti dipendenti niscemesi. Giuseppe Attardi e Carlo Attardi lavorano per quella stessa società. Tutti aspetti che le difese hanno ritenuto non corroborati da riscontri oggettivi. E’ stato messo in discussione anche il riferimento alle ipotesi di reato mosse. Gli Attardi, già in primo grado, avevano escluso rapporti con Giugno. L’ingegnere ha spiegato di aver conosciuto solo il figlio del boss, ma per ragioni legate agli anni universitari. Padre e figlio hanno ribadito di non aver mai avuto contatti con ambienti mafiosi. Carlo Attardi venne poi indicato come assessore da La Rosa.

I due Mangione, in quel periodo, erano vicini ai gelesi per la relazione sentimentale stretta dall’ingegnere con una loro familiare. Stando ai difensori, non ci fu nessun sostegno anomalo in quella tornata elettorale. L’assoluzione, oltre che per l’ex sindaco Francesco La Rosa prosciolto con la formula “per non aver commesso il fatto”, in primo grado venne disposta dal collegio penale del tribunale di Gela per Francesco Alesci e Francesco Spatola. In altri filoni processuali, scaturiti dall’indagine “Polis”, condanne sono state emesse per Giugno e per Salvatore Ficarra. Nel corso del giudizio tenutosi davanti alla Corte d’appello, le difese hanno rivisto gli elementi che furono alla base delle quattro condanne di primo grado. Gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Peluso, Lillo Fiorello e Rocco Di Dio hanno concluso chiedendo l’assoluzione. Il Comune di Niscemi, anche in appello si è costituito parte civile, con il legale Angelo Cafà, che al termine della discussione ha indicato la conferma dei giudizi di primo grado.

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