Gela. Era accusata di aver appiccato il fuoco all’automobile dell’ex marito, per una sorta di ritorsione a seguito di rapporti personali del tutto compromessi. La contestazione mossa ad un’esercente è però caduta. Al termine del dibattimento, il giudice Eva Nicastro ha disposto l’assoluzione con la formula “per non aver commesso il fatto”. Già il pubblico ministero Gesualda Perspicace, a conclusione della requisitoria, ha riferito che nel corso dell’istruttoria non sono emersi elementi che possano collegare la donna al danneggiamento. Era inoltre ritenuta responsabile di minacce ai danni dell’ex. Il pm ha considerato non concrete le ricostruzioni fornite anche dall’ex consorte e le dichiarazioni rilasciate dal figlio minorenne della coppia. Nei pressi dell’automobile venne ritrovata una bottiglia di birra con liquido infiammabile. L’imputata e i difensori, gli avvocati Nicoletta Cauchi e Floriana Trainito, hanno posto riscontri differenti, escludendo peraltro che la donna quella sera si trovasse nella zona dell’incendio. Le uniche telefonate all’ex marito le avrebbe fatte, sempre in quel frangente, solo per sincerarsi che andasse a riprendere il figlio, che si trovava ad una festa.
La difesa ha insistito per l’assoluzione. Ha invece individuato chiare responsabilità il legale dell’ex marito, l’avvocato Gabriella Giandinoto. Secondo quanto riferito, l’ex, costituito parte civile, sarebbe stato preso di mira dall’imputata, nell’ottica di una ritorsione legata al rapporto concluso e all’astio che è montato nel corso del tempo. Il giudice Nicastro ha concluso con un dispositivo assolutorio.