Gela. “Favara e la sua Farm sono la dimostrazione vivente che qualsiasi città ha una possibilità di riqualificarsi e rinascere”.
Queste le parole con cui Andrea Bartoli, fondatore insieme alla moglie Florinda Saieva di FARM CULTURAL PARK ha concluso la descrizione della sua creatura nel corso della serata svoltasi al Club Nautico di Gela, evento voluto e organizzato dal proprio responsabile Attività Culturali, Angelo Turco.
Nata dal bisogno di stare bene nella propria città facendo in modo che i bambini potessero crescere in contesti adeguati con stimoli positivi, la Farm, centro culturale e artistico dove vengono allestite mostre pittoriche temporanee e installazioni permanenti di arte contemporanea, è nata a Favara circa sei anni fa non per essere un posto d’élite ma un luogo in cui gli amanti della cultura contemporanea possono incontrare gli artisti ma anche gli stessi abitanti di Favara.
Inspirata dal Palais de Tokyo di Parigi, da Marrakech e dal mercato di Camden Town di Londra, si contraddistingue per la dinamicità e la partecipazione del pubblico che arriva da ogni parte del mondo. La Farm, che ha modificato urbanisticamente la città di Favara e da’ lavoro a circa 40 persone, rappresenta oggi il quarto sito più visitato della Sicilia, riunendo sia gli spazi culturali che gli esercizi commerciali che non sono la Farm ma di essa costituiscono parte integrante.
Costola della Farm, ancora in costruzione è il Children’sMuseum, scuola di architettura dedicata ai bambini, presente in altre parti del mondo,inspirata ad un metodo pedagogico innovativo, pieno di colori e di fantasia.
Inevitabile il confronto con Gela dove si sta tentando la riqualificazione del Lungomare e quella del Centro storico. “Creare un clone della Farm non avrebbe senso”, sostiene lo stesso Bartoli. “Esportare un metodo, creare un luogo che diventi un polmone urbano e costituisca un’identità nuova per la città e prospettiva di futuro : questo è quello che Farm è stata per Favara e quello che sarebbe necessario a Gela. Non un luogo uguale ma uno che doni una nuova faccia a questa città che porta con sé troppi stereotipi negativi. Occorre un luogo che “sfondi” la dimensione regionale ma anche quella nazionale, e che racconti il meglio di Gela al mondo”.