Gela. I numeri, questa volta, non arrivano dagli uffici comunali ma direttamente da uno studio commissionato da Fondazione per il Sud. Nei Comuni del sud Italia è vera e propria emergenza, perché non ci sono le condizioni per garantire la piena realizzazione degli investimenti finanziati con le risorse del Pnrr. Tra i Comuni del sud Italia maggiormente in difficoltà c’è anche Gela e del resto l’allarme sul poco personale e sull’assenza di precise professionalità, a più riprese, l’hanno lanciato sia il sindaco Lucio Greco sia tutti gli assessori che in questi quattro anni si sono succeduti negli uffici del municipio. L’amministrazione comunale, fin dall’insediamento, è riuscita ad accedere ad importanti linee di finanziamento, comprese quelle coperte con gli stanziamenti del Pnrr (tra questi i trenta milioni dei progetti di “Qualità dell’abitare”). Per concretizzare tutte le fasi, anche se il gruppo di lavoro impiegato inizialmente solo per “Agenda Urbana” sta dando un importante apporto, servirebbe un netto rafforzamento del personale. In municipio, ci sono i finanziamenti ma mancano dirigenti, funzionari e tecnici. Un aspetto che era già stato segnalato dall’ex vicesindaco Terenziano Di Stefano. Le procedure per i concorsi sono state avviate ma non saranno chiuse a breve e la crisi finanziaria comunale non aiuta per nulla. Di recente, su iniziativa del responsabile dell’unità speciale Pnrr, il dirigente Antonino Collura, sono stati pubblicati avvisi per la selezione di professionisti che dovranno dare manforte nella progettazione e nella complessa istruttoria dei progetti. Servirebbe però un organigramma ancora più folto, per prevenire il rischio di sbattere contro il muro dei definanziamenti: sovente conseguenza estrema di procedure che fanno fatica ad andare avanti. Tutte le linee di finanziamento attivate dall’amministrazione comunale, ad oggi, non sembrano a rischio ma più volte il sindaco ha reclamato “maggiore attenzione dallo Stato” per avere risorse in più da utilizzare negli uffici. Due settimane fa è stata firmata la convenzione per i finanziamenti della nuova programmazione regionale 2021-2027. Secondo il rapporto rilasciato da Fondazione per il Sud, “le difficoltà per realizzare le opere previste dal Pnrr sono molto maggiori in alcune amministrazioni del Mezzogiorno. In particolare, in Campania (Giugliano, Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Napoli, Caserta, Casoria), Calabria (Catanzaro, Lamezia, Reggio Calabria, Cosenza), Sicilia (Catania, Gela, Messina, Trapani, Caltanissetta), Puglia (Foggia, Andria, Taranto, Barletta, Brindisi) e a Matera”. Le criticità, in base alla ricerca, sono piuttosto delineate. “Sono Comuni certamente in grandissima difficoltà sia nella fornitura di servizi ai propri cittadini sia nella realizzazione di infrastrutture, perché le amministrazioni presentano forti carenze in quantità o in qualità nel personale disponibile, ovvero perché il personale si è contratto in misura assai significativa”, così riporta la ricerca affidata all’economista e docente universitario Gianfranco Viesti. I Comuni che invece non hanno alcun tipo di problema e possono tranquillamente gestire i fondi Pnrr, sono quasi tutti da ricercare nel nord Italia.
I dieci municipi meglio attrezzati sotto il profilo del personale, per la fornitura di servizi e la realizzazione di investimenti pubblici sono Trieste, Trento, L’Aquila, Reggio Emilia, Padova, Ravenna, Bolzano, Ferrara, Bologna e Varese. A Napoli, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Messina, Catania e Trapani, invece, si ritrovano amministrazioni in condizioni critiche e con responsabilità realizzative, per interventi pari in questi soli Comuni ad oltre 2,5 miliardi. “Lo studio sfata alcuni luoghi comuni sulla ‘quantità’ della pubblica amministrazione al sud e conferma, purtroppo, le criticità sulla ‘qualità’ – sottolinea Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud – negli ultimi anni i dipendenti del comune di Napoli si sono ridotti di oltre il 50 per cento. Le criticità gravi e gravissime colpiscono in maniera netta le amministrazioni pubbliche meridionali. Si può e si deve intervenire rapidamente, a partire da una reale collaborazione pubblico-privato sociale per un’azione ‘pubblica’ nel senso più alto e più nobile del termine. La Fondazione è disponibile a mettere a disposizione le migliori prassi ed esperienze di rete avviate efficacemente in questi anni al Sud, attraverso le organizzazioni di Terzo settore e un dialogo con le istituzioni pubbliche e private: un network di 7mila organizzazioni che comprende mondo non profit, istituzioni pubbliche e imprese”.