Gela. “Greco? Ormai è il passato remoto. Sono molto preoccupato per la situazione finanziaria dell’ente comunale. Ad oggi, non c’è un bilancio”. Il segretario provinciale del Pd Peppe Di Cristina, che la scorsa settimana in assemblea ha confermato le dimissioni (accolte dal partito), conferma che il suo non sarà per nulla un ruolo di retroguardia, anche nel percorso verso le prossime amministrative. “Fossi nel sindaco, mi dimetterei il giorno prima dell’indizione del comizi elettorali – spiega – se è vero che ritiene di avere l’appoggio della città, potrà ripresentarsi e vincere. Vogliamo anzitutto salvaguardare la città e quest’amministrazione comunale non mi sembra stia raccogliendo risultati. Le prossime strategie le deciderà il segretario cittadino insieme al resto del partito. A livello regionale, mi sto muovendo per fare in modo che il polo progressista possa nascere anche nelle città medie. Siamo in una fase congressuale. Al termine, penso che riprenderanno i contatti con il Movimento cinquestelle. I pentastellati stanno adottando una strategia sbagliata, sia a livello regionale sia sul piano nazionale. Nel Lazio hanno deciso di andare da soli. Ormai, analizzando i dati emersi in queste ultime competizioni elettorali, è evidente che se Pd e Movimento cinquestelle corrono insieme vincono o comunque sono competitivi. Divisi, invece, si perde”. Di Cristina, insieme ad altri esponenti territoriali del partito, intende avviare “circoli tematici”. “Almeno cinque o sei – aggiunge – a partire da Gela e Riesi. Possono aggregare giovani e chi intende dare un contributo alla crescita del partito. In questa fase, il Pd deve pensare a sé stesso. Alle scorse regionali ho ottenuto quasi quattromila voti, con un partito che ne ha ottenuti oltre 12 mila. Nonostante questi risultati, ho deciso di dimettermi perché non sono interessato alle posizioni ma ai percorsi di coerenza. Dobbiamo allargare la base. Questa classe dirigente ha una storia diversa. Penso ad esempio che il protocollo del 2014 sulla riconversione industriale sia stato un grave errore commesso dalla politica, dalle istituzioni e dal sindacato. Questa classe dirigente del Pd non ha avuto un ruolo in quelle vicende”.
Di Cristina è convinto che il Pd debba muoversi necessariamente in un perimetro preciso, quello di centrosinistra. “Guardiamo alle forze civiche e ai laboratori politici purché siano collocati in una sfera di centrosinistra. Il Pd alle prossime amministrative correrà con il proprio simbolo. Ci sarà apertura ai civici che non siano trasformisti. Non possiamo stare con chi sostiene Meloni oppure Schifani. Dobbiamo essere netti. Nei prossimi giorni, comunicherò la mia scelta sul candidato al congresso nazionale. Ho avuto riunioni e sono stato contattato da candidati”. Il segretario, in attesa che l’assemblea provinciale si pronunci sul successore, ritorna su un terreno molto delicato, quello della questione morale. “Ne parlavamo solo noi e ora mi fa piacere che sia diventato tema così diffuso. Non voglio fare polemiche con nessuno – conclude – una cosa è certa, proporrò che tutti i partiti adottino la nostra carta d’intenti. Anche alle prossime amministrative in città non ci siano candidati con pendenze giudiziarie o indagati. Il Pd ha rinunciato a candidare esponenti molto forti ma abbiamo dato precedenza a determinati valori”. Ancora una volta Di Cristina sembra pensare ad un Pd che non farà più scelte simili a quelle di quattro anni fa, quando appoggiò il sindaco Lucio Greco, accettando un’alleanza anche con pezzi del centrodestra. Tra un anno, i dem vorrebbero invece essere parte integrante di una coalizione marcatamente di centrosinistra.
Avevamo bisogno di un forestiero per avere mezzo politico