Gela. Una “trappola”, con tante potenziali conseguenze. Così la definisce l’ex vicesindaco Terenziano Di Stefano, riferendosi all’intera vicenda che ruota intorno agli atti finanziari dell’ente comunale. L’esponente civico, che insieme al suo gruppo di riferimento ha scelto di lasciare la giunta del sindaco Greco, da giorni è impegnato in una disamina più approfondita di tante anomalie contabili, così le considera. Ad oggi, l’ente comunale non può contare su nessun atto finanziario e non ci sono neppure cifre precise sull’eventuale entità del disavanzo. “Trappola, è l’unico modo con il quale posso definire la vicenda del bilancio sul piano tecnico. Trappola, è l’unica parola con la quale possono definirsi i correttivi presentati dal dirigente al bilancio e che, devo dire responsabilmente, non sono stati votati dalla giunta. Mi domando a cosa bisogna apportare correttivi se il dirigente ha omesso di produrre qualsiasi atto finanziario? Solo omissione tecnica, allo stato, può definirsi la totale assenza di qualsiasi atto finanziario prodotto. Delle due l’una, o si sta tentando di normalizzare le omissioni facendo ricadere la responsabilità sulla politica o la macchina finanziaria, al momento, non è tecnicamente governata da nessuno. Diversamente, non mi spiego come sia tollerabile che non ci sia l’ombra di un atto o di una proposta di strumento finanziario del dirigente ad interim – dice Di Stefano -ricordo che sono passati tre mesi dal parere negativo dei revisori al bilancio di previsione 2022-2024. Ma non è tutto. Perché nel bel mezzo di questa trappola che rende l’ente sempre più agonizzante non risultano neanche indicatori ufficiali che possano stabilire le reali condizioni del nostro bilancio né, tantomeno, una sola tabella che indichi le criticità rilevate e di conseguenza gli obiettivi da raggiungere tramite i correttivi”. Un salto nel buio, quello descritto da Di Stefano che fin dall’inizio, insieme ai consiglieri di “Una Buona Idea”, non ha ritenuto valida la linea assunta dal dirigente Loredana Patti. “Non conosciamo l’incidenza delle spese rigide su entrate correnti, non conosciamo l’incidenza degli incassi delle entrate proprie sulle previsioni di parte corrente, non conosciamo il valore della sostenibilità dei debiti finanziari, non conosciamo il valore soglia del disavanzo effettivamente a carico dell’esercizio finanziario, l’incidenza della spesa del personale su spesa corrente, non conosciamo dopo tre mesi l’indice dei residui passivi iniziali da quelli finali, non conosciamo l’indice di accumulazione dei residui attivi ed il loro smaltimento, non è per nulla chiaro l’avanzo o disavanzo di amministrazione in relazione alle entrate correnti. L’unica cosa che al momento, quindi, il dirigente ad interim ha prodotto è il deserto documentale tecnico – aggiunge – anche per questo un’operazione verità, su tutta la vicenda del bilancio, è doverosa”. Anche Di Stefano teme che i correttivi avanzati dal dirigente possano essere solo un aggravio ulteriore a danno della città. “La ricetta perfetta dei correttivi cosa prevederebbe? L’aumento delle entrate proprie quindi Imu, Tasi, Irpef, Tari, oneri di urbanizzazione ed ogni altra entrata, il blocco della spesa, l’aumento dei servizi a domanda individuale e chissà quale altro correttivo avrà in mente di applicare al nostro ente. Se così fosse, in sostanza, il dirigente ad interim non avendo prodotto alcuno strumento finanziario, ci proporrebbe di acconsentire alla morte dell’ente e a cascata della città. Una forma nuova di eutanasia tecnica con la quale vorrebbe forse proporci non di salvare l’ente ma di staccargli la spina. Pseudo-correttivi che non attiverebbero una procedura ordinaria ma una procedura straordinaria, probabilmente pensando che basti parlare di straordinarietà per giustificare le omissioni o l’onda lunga del dissesto. Penso sia arrivato il momento di chiedere le dimissioni del dirigente, che non ha più la fiducia di una giunta contraria alle proposte che ha presentato”, dice ancora.
Per l’ex numero due dell’amministrazione, neanche la posizione della giunta comunale può dirsi del tutto risolutiva. Non è convinto dalla “politica” degli esperti. “L’esperto contabile ha relazionato sull’iter seguito dal dirigente ad interim e qual è la sua visione tecnica rispetto alla presentazione di correttivi su strumenti finanziari inesistenti? Ma, soprattutto, l’esperto verso quale direzione ci sta conducendo? La scelta da parte della politica di nominare un consulente esperto poggiava sulla necessità di salvare l’ente proponendo soluzioni utili ad evitare il dissesto e procedure straordinarie oppure l’ente ha nominato e sta pagando un consulente che ci accompagnasse verso la procedura straordinaria del dissesto avallata dal dirigente ad interim? Se questa nomina ha prodotto solo il cappio mortale dell’avallo della procedura straordinaria proposta dal dirigente ad interim, con il rischio del dissesto che aleggia su di noi, allora non posso che invitare alle dimissioni il consulente. Non solo non si può tollerare l’eutanasia tecnica nella quale hanno fatto sprofondare l’ente ma è doveroso conoscere i registi di questa procedura mortale”, conclude.