Gela. A marzo, arrivarono quattordici condanne e una sola assoluzione. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno depositato le motivazioni legate alla sentenza di secondo grado scaturita dall’inchiesta “Inferis”.
“E’ un’organizzazione mafiosa”. A processo, sono finiti molti dei presunti componenti del gruppo mafioso degli Alferi. Non a caso, nelle loro motivazioni, i giudici nisseni ribadiscono l’esistenza di una vera e propria organizzazione mafiosa, con a capo Peppe Alferi, attualmente detenuto sotto regime di carcere duro. Si tratterebbe di un gruppo, secondo i giudici, autonomo sia da cosa nostra che dalla stidda. I metodi utilizzati, però, dalle intimidazioni alle richieste di messa a posto, confermerebbero la natura mafiosa dell’organizzazione. Undici anni di reclusione sono stati comminati al presunto capo Peppe Alferi. In primo grado, la pena era stata ancor più pesante, ovvero diciotto anni e sei mesi. L’unico assolto, invece, è Giuseppe Caci. Condanna ridotta anche per Carmelo Sebastiano Alferi, fratello di Peppe: alla fine, i giudici nisseni gli hanno comminato quattro anni di reclusione. Condanna per Nunzio Alferi. Sei anni e sei mesi, ciascuno, per Giuseppe Biundo e Rosario Moscato, a loro volta condannati a sette anni di reclusione in primo grado. Condanna ridotta per Maria Azzarelli, i giudici d’appello hanno deciso per una pena di sei anni e mezzo a fronte dei sette anni e quattro mesi di primo grado. Una sorte analoga a quella di Vincenzo Azzarelli che ha ottenuto una condanna più lieve rispetto a quella decisa dal giudice dell’udienza preliminare in primo grado. Tre anni e sei mesi per Orazio Pirone che in primo grado aveva ricevuto un verdetto di condanna a cinque anni e otto mesi. Confermata la condanna a sei anni di reclusione per Vincenzo Burgio. Conferma, seppur con una condanna assai limitata, per Gaetano Davide Alfieri. Quattro anni e quattro mesi, invece, sono stati decisi nei confronti di Fabio Russello. Sei anni per Paolo Vitellaro. Sei anni e quattro mesi a Luigi Nardo che in primo grado si era visto infliggere un verdetto di sei anni e nove mesi. Quattro anni, infine, per Giuseppe Palmieri. La gran parte delle condanne sono state pronunciate in continuazione con precedenti verdetti. Adesso, le difese si preparano a presentare ricorso in Cassazione. Una scelta che non verrà effettuata dai difensori di Carmelo Sebastiano Alferi e Giuseppe Palmieri, gli avvocati Maurizio Scicolone e Vincenzo Vitello. Per i due imputati, infatti, si avvicina il fine pena. Nel pool di difesa, inoltre, ci sono gli avvocati Giovanna Zappulla, Cristina Alfieri, Riccardo Lana, Nicoletta Cauchi e Giovanni Lomonaco. Parti civili si sono costituiti gli imprenditori che sarebbero finiti al centro delle richieste estorsive e del sistema organizzato dal gruppo Alferi, soprattutto quelli impegnati nei cantieri per la costruzione di complessi abitativi lungo l’area di via Butera. Sono stati rappresentati in giudizio dagli avvocati Joseph Donegani, Vittorio Giardino e Giuseppe Zampogna. Parte civile, con l’avvocato Vania Giamporcaro, si è costituito Emanuele Cascino, ex fedelissimo di Giuseppe Alferi e ora collaboratore di giustizia.