Roghi di auto, spari e l’incendio di un’attività, le dichiarazioni di Canotto: sette a giudizio

 
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Gela. Fu il giovane collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, che per queste vicende ha già patteggiato,  a riferire agli investigatori i particolari di danneggiamenti e atti intimidatori, verificatisi ormai diversi anni fa in città. Davanti al giudice Miriam D’Amore, ne dovranno rispondere i presunti mandanti ed esecutori, chiamati in causa proprio dal collaboratore, che con le sue rivelazioni fornì elementi agli inquirenti anche per l’inchiesta “Stella cadente”. Il dibattimento dovrebbe aprirsi a giugno. Oggi, comunque, il procedimento è arrivato in giudizio, dopo che due anni fa il gup dispose il processo.

Sono imputati Carmelo Martines, Gaetano Marino, Gianluca Pellegrino, Rosario Di Natale, Carmelo Damaschelli, Salvatore Palumbo e Alex Pisano. Un altro convolto scelse invece di essere giudicato con l’abbreviato. A tutti, a vario titolo, viene addebitato il coinvolgimento nei fatti raccontati dal collaboratore. Già in fase di indagine respinsero le contestazioni, escludendo di avere mai frequentato Canotto. Nel corso degli approfondimenti investigativi, sono emersi i particolari di diversi incendi di automobili, il rogo di un chiosco sul lungomare e gli spari contro un’abitazione a Borgo Manfria. Per i pm della procura, i coinvolti avrebbero avuto un ruolo attivo. Sono difesi dai legali Carmelo Tuccio, Flavio Sinatra, Francesco Enia, Orazio Rinelli e Giuseppe Fiorenza.

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