Gela. La perquisizione condotta dai carabinieri in una rimessa, nei pressi di Roccazzelle, risale a quattro anni fa. All’interno di uno dei mezzi parcheggiati fu trovata una pistola e il sequestro si estese inoltre a munizioni. A conclusione del dibattimento, il giudice Miriam D’Amore ha disposto l’assoluzione per i titolari dell’area usata come parcheggio di mezzi da lavoro e non solo. Con la formula “per non aver commesso il fatto” sono stati assolti Giuseppe Susino ed Emanuele Susino, per i quali, subito dopo la perquisizione, scattarono gli arresti. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, non sono emerse conclusioni che potessero collegare la presenza dell’arma e delle munizioni ad una loro volontà. Si sono detti del tutto estranei a quello che venne ritrovato dai militari dell’arma. Sono cadute ulteriori contestazioni, compresa quella di ricettazione rispetto all’origine di diversi mezzi, parcheggiati in quell’area. I difensori, gli avvocati Giuseppe Nicosia e Vittorio Giardino, durante l’intero dibattimento, hanno proposto una versione del tutto diversa da quella dell’accusa. Gli stessi imputati riferirono di non aver mai saputo nulla dell’arma. Il pm Pamela Cellura ha concluso a sua volta per l’assoluzione. Stessa decisione e stessa formula assolutoria per un altro imputato, Giuseppe D’Angeli. Difeso dal legale Dalila Di Dio, è stato accertato che si trovava in quella rimessa solo per ragioni di lavoro, trattandosi di un meccanico. Non è stato provato alcun coinvolgimento nei fatti.
Ormai tre anni fa, invece, venne emessa una sentenza di condanna nei confronti di un altro coinvolto nella vicenda, che optò per il rito abbreviato. Risultò l’effettivo utilizzatore del mezzo a bordo del quale venne trovata la pistola e ammise di aver avuto la disponibilità dell’arma.