Gela. Due piccole lame, nascoste nella confezione dei fazzoletti di carta all’interno della sua cella a Balate. Vennero trovate durante un controllo degli agenti della penitenziaria. A risponderne, in giudizio, è il quarantacinquenne Vincenzo Valenti. L’operaio, detenuto ormai da diversi anni, sta scontando la condanna per l’omicidio del fratello, che venne colpito proprio con una lama al termine di una violenta colluttazione in strada. La scoperta fatta dagli agenti fece scattare l’indagine, che ha portato a processo l’imputato, difeso dal legale Carmelo Tuccio. Questa mattina, davanti al giudice Martina Scuderoni, sono stati sentiti gli agenti che effettuarono il controllo. Hanno confermato che le due lame, rispettivamente di sette e quattro centimetri, erano nascoste nella confezione dei fazzoletti di carta riposta in una busta.
Valenti, in videocollegamento, ha spiegato che le lame le aveva con sé perché dimenticò di lasciarle nella stanza degli attrezzi, che a Balate viene usata dai detenuti che svolgono attività lavorativa. Il quarantacinquenne ha riferito che era comunque autorizzato ad effettuare lavori nella struttura penitenziaria. Ha escluso che fosse sua intenzione nasconderle per altri fini. Ha risposto alle domande del suo legale di difesa e del pm Gesualda Perspicace. In aula, si tornerà il prossimo aprile.