PALERMO (ITALPRESS) – In un anno contrassegnato da crisi energetica e avvicendamenti politici il mondo delle piccole e medie imprese è riuscito a ripartire, gettando le basi per un 2023 in cui l’aspetto più importante sarà la gestione dei fondi del Pnrr. Un bilancio generale e un insieme di obiettivi programmatici sono stati tracciati nell’assemblea annuale di Cna Sicilia, intitolata ‘Le radici del saper farè.L’evento è stato occasione di confronto con la politica: presenti l’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo, il presidente della Commissione per le Attività produttive all’Ars Gaspare Vitrano e il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici, oltre al giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate. A fare da padroni di casa il presidente di Cna Sicilia Nello Battiato e il segretario Piero Giglione.Non è stato semplice per artigiani e piccole imprese, che costituiscono il 25% del Pil regionale, reggere l’urto della crisi economica post guerra in Ucraina, in un contesto già gravato dalle chiusure legate alla pandemia: il momento più drammatico in autunno, quando il caro energia ha presentato il conto agli imprenditori con bollette insostenibili.Dopo le proteste è arrivato per Cna il momento delle proposte, rivolte alla politica regionale ma con lo sguardo rivolto anche a Roma. “Sulla manovra è prematuro fare giudizi, anche se le prime indicazioni sembrano positive; certamente non siamo d’accordo con il passaggio del superbonus dal 110% al 90%, soprattutto perchè non c’è stata alcuna consultazione con il mondo artigianale”, spiega Battiato.Dalla Regione è arrivato un primo stanziamento per le imprese di 365 milioni, ma tutto ruota intorno ai fondi europei: “Abbiamo chiesto alla Regione di proteggere queste risorse perchè perderle sarebbe una beffa atroce per i siciliani – sottolinea il numero uno di Cna Sicilia, – Auspichiamo inoltre che vengano istituiti nel minor tempo possibile due tavoli tecnici, uno per la progettazione e uno per le gare d’appalto”.Nel fare un bilancio dell’anno appena concluso, Battiato si focalizza in particolare su tre settori: “L’oreficeria siciliana ha bisogno di essere rilanciata e abbiamo già attuato numerose iniziative in tal senso; per quanto riguarda il turismo i dati sulle presenze sono molto positivi e, nonostante il caro energie, le iniziative di Comuni e Regione per incentivare gli arrivi in Sicilia lasciano ben sperare. C’è invece molto da fare in ambito trasporti: servono reti stradali di qualità e poli di riferimento per la logistica, ma bisogna anche affrontare concretamente i disservizi del traffico aereo e il caro biglietti. Non è ammissibile che la Sicilia venga esclusa dalle agevolazioni”.Un anno a due facce anche per Giglione, che evidenzia come “le imprese sono state messe in ginocchio dalle conseguenze degli scenari geopolitici internazionali e il fatto che questi siano in continuo mutamento non aiuta: la colpa non è solo della guerra in Ucraina, ma anche di cinica speculazione. Dopo le proteste di novembre ci sono arrivate indicazioni rassicuranti dal governo, sia nazionale che regionale: speriamo di fornire proposte in linea con le esigenze del territorio”.Tamajo sottolinea la necessità di un cambio di passo per le attività produttive, in contrasto all’approccio “troppo statico delle scorse legislature. Nel primo trimestre del 2023 avvieremo una serie di bandi per le imprese siciliane, in modo da accrescere la competitività nel territorio: se in passato abbiamo fallito con alcuni bandi è per la mancanza di semplificazione e per l’appuntamento dei tempi per colpa della burocrazia”.Per Vitrano sono invece necessarie “una modernizzazione del mondo d’impresa, insistendo sulle innovazioni tecnologiche e investendo di più nella formazione, ma anche un approccio che accomuni commercio e artigianato, attraverso la stesura di un testo unico sulle attività produttive. Convocheremo al più presto i rappresentanti di categoria per attuare un disegno di legge che favorisca le opportunità del mondo d’impresa”. La parola d’ordine è internazionalizzazione, che per gli artigiani significherebbe “agevolare i processi di esportazione e implementare la presenza di prodotti siciliani sul mercato nazionale ed estero”.La gestione delle spese legate al Pnrr farà emergere, secondo Cracolici, “quale visione di futuro abbiamo per la Sicilia. Rispetto a trent’anni fa c’è una coscienza diversa sulla mafia, nonchè una forte consapevolezza sul modo in cui soffoca imprese e cittadini”.
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