Gela. “In Calabria, sono andato solo per cercare di acquistare alcune slot machine. Non so nulla della droga”. Di Stefano dal gip. Dopo essersi costituito, il quarantacinquenne Emanuele Di Stefano, finito al centro del blitz antidroga “Samarcanda”, si è difeso davanti al giudice delle indagini preliminari Paolo Fiore. E’ stato sentito all’interno del carcere di Balate, dove è stato trasferito dopo il suo ritorno dalla Germania. Difeso dall’avvocato Davide Limoncello, ha escluso di aver avuto un ruolo nel presunto traffico di droga scoperto dagli agenti di polizia del commissariato e da quelli di Niscemi. Sarebbe stato ricostruito anche un viaggio in Calabria, con l’obiettivo di approvvigionarsi di cocaina. Secondo gli investigatori, al centro degli affari ci sarebbe stato Emanuele Brancato che, comunque, ha scelto di non rispondere al gip. Di Stefano, invece, ha ammesso che l’unica cocaina a sua disposizione sarebbe stata quella destinata al consumo personale. Gli inquirenti, invece, ritengono che il gruppo scoperto fosse pronto ad aprire un canale preferenziale con la Germania, attraverso i rapporti intessuti dal quarantacinquenne con alcuni gelesi residenti da tempo sul territorio tedesco. L’indagato, infine, ha ribadito che i sistemi utilizzati per interferire con le microspie, intanto piazzate dagli investigatori con l’obiettivo di registrare eventuali conversazioni, gli sarebbero serviti solo per garantire la sua privacy e quella della fidanzata. L’indagato, comunque, rimane in carcere in attesa di eventuali nuovi provvedimenti.