Gela. Ergastolo al sessantatreenne Giuseppe Amedeo Arcerito. Assolti, invece, Sebastiano Montalto, Francesco Amato e Salvatore Di Pasquale. L’agguato a Campisi. Sono questi i verdetti principali pronunciati dai giudici della Corte d’assise d’appello di Catania a conclusione del processo di secondo grado scaturito dall’omicidio di Alfredo Campisi, esponente in ascesa di cosa nostra niscemese ucciso nel novembre di venti anni fa lungo la Niscemi-Vittoria. A decretarne l’eliminazione, in base a quanto emerso dall’indagine “Para Bellum”, furono i vertici delle famiglie di Gela e, appunto, Niscemi. L’obiettivo era quello di evitare che Campisi, e i giovanissimi che gli giravano intorno, potessero prendersi fette troppo grosse di territorio. Solo per Arcerito, quindi, i giudici catanesi hanno ribaltato il verdetto di primo grado che, invece, ne aveva decretato l’assoluzione. La procura generale aveva chiesto il carcere a vita anche per Montalto, Amato e Di Pasquale. Pene inferiori, infine, sono state decretate per i collaboratori di giustizia gelesi Carmelo Billizzi, Fortunato Ferracane, Emanuele Celona e Nunzio Licata. Un anno e dieci mesi di reclusione, infine, era stato chiesto per Emanuele Greco. Nel pool di difesa, tra gli altri, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Angelo Tornabene, Danilo Tipo e Vania Giamporcaro.