Gela. Il quarantaquattrenne calabrese Salvatore Moio sarà giudicato con il rito abbreviato, così come chiesto dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Salvatore Di Gioia. E’ accusato dell’omicidio del gelese Paolo Costarelli. Il suo corpo, ormai privo di vita, fu ritrovato all’interno di una cella del carcere di Caltagirone. Gli agenti della penitenziaria si accorsero dell’accaduto a distanza di due giorni. Moio confessò subito. Strangolò Costarelli, suo compagno di cella. Secondo i pm della procura di Caltagirone, agì sapendo che Costarelli assumeva farmaci e non era in grado di rispondere ad un’azione così violenta. Oggi, davanti al gup del tribunale calatino si sono presentati i legali dei familiari della vittima. Sono stati ammessi come parti civili, nell’interesse proprio della famiglia. Gli avvocati Vittorio Giardino, Giuseppe Cascino e Giuseppe Smecca, rispetto alle contestazioni mosse all’imputato hanno anche prodotto documentazione. E’ stato sottolineato che Costarelli era riuscito ad ottenere una liberazione anticipata fissata a giugno di quest’anno. La morte, però, l’ha strappato al fine pena. I legali hanno inoltre precisato che la sua condotta in carcere era stata sempre incentrata sul massimo rispetto delle regole. Più volte segnalò comportamenti non conformi di altri detenuti o atti ai suoi danni.
Moio, confessando il delitto, riferì di aver strangolato il compagno di cella usando lacci per scarpe. Era recluso per un altro omicidio. I familiari di Costarelli da subito iniziarono a chiedere che si facesse chiarezza sull’accaduto. Emersero possibili anomalie, a partire dal ritrovamento del cadavere dopo due giorni. Quello del gelese, peraltro, non è l’unico caso di omicidio verificatosi negli ultimi anni all’interno del penitenziario calatino. Nel corso dell’attività di indagine sono stati effettuati accertamenti sul cadavere, attraverso una perizia. Davanti al gup si tornerà a fine febbraio.