Gela. C’è stato soprattutto il Pronto Soccorso al centro del lungo dibattito in aula consiliare che ha visto contrapposti la dirigenza dell’Asp di Caltanissetta da un lato e sindacati e politica locale dall’altro. Il reparto di emergenza dell’ospedale gelese è la prima linea delle enormi difficoltà in cui versa tutto la struttura sanitaria di Caposoprano. Pur con carenza di personale medico, nonostante il recente innesto di altre quattro unità nel reparto diretto dal dottor Gaetano Orlando, continua a reggere con difficoltà estreme l’onda d’urto dei numerosi interventi d’urgenza, aggravata dal fatto che la struttura omologa esclusivamente dedicata al Covid è stata chiusa, proprio per carenza di personale, con il risultato che le attese al Pronto Soccorso sono lunghissime e i disagi per i pazienti aumentano in maniera esponenziale. Tutta colpa del fatto che scarseggiano gli specialisti in emergenza diceva ieri il Direttore Generale dell’Asp Alessandro Caltagirone e quei pochi che ci sono non sono invogliati a scegliere Gela come destinazione.
Ma esistono delle soluzioni ad un problema che a prima vista sembra irrisolvibile? Secondo il dottor Rino Ferraro, ginecologo all’ospedale “Vittorio Emanuele” e segretario aziendale della Cimo Fesmed, il sindacato dei Medici esistono eccome, basterebbe solo applicarle. “I medici del pronto soccorso ottengono una retribuzione uguale a quella di colleghi impegnati in altri reparti ma devono fare fronte ad un carico di lavoro e ad una pressione sicuramente superiori. Normalmente, le sostituzioni vengono fatte dai gettonisti, che operano per cooperative ma a retribuzioni assolutamente superiori. Con due notti di lavoro fanno lo stipendio mensile di un medico dell’ospedale. Nessuno è incentivato a lavorare in un pronto soccorso”, spiega Ferraro. Sono soprattutto le retribuzioni e le indennità che vanno riviste, per cercare di incentivare i medici che lavorano nei pronto soccorso.
