Gela. I presunti organizzatori di una bisca clandestina, scoperta dai carabinieri alcuni anni fa in via Citelli, dovranno difendersi davanti al collegio penale del tribunale. La vicenda è arrivata a dibattimento, dopo il rinvio a giudizio risalente allo scorso febbraio. Sarà però necessario rinnovare diverse notifiche. In base a quanto ricostruito, diversi assidui frequentatori, soprattutto esercenti e imprenditori, sarebbero stati pesantemente alleggeriti. C’è chi è arrivato a perdere ben oltre duecentomila euro. Tre di loro, rappresentati dagli avvocati Giovanna Miceli, Giacomo Ventura e Salvo Macrì, sono stati ammessi come parti civili già in udienza preliminare. In quella bisca, in base a quanto emerso dall’inchiesta, fu spesso messo in funzione un sistema, ribattezzato “Pina”, con il quale gli organizzatori sarebbero riusciti a leggere le carte nelle giocate decisive, incassando ingenti somme, a danno di chi frequentava i tavoli verdi. Nella bisca, si giocava forte a texas hold’em, ma secondo gli inquirenti con sistemi informatici che consentivano di controllare l’esito. Sono a processo Calogero Lo Porto, Rosario Romano, Vincenzo Lauria, Angelo Mangione, Antonino Cristaldi, Vito Cristaldi, Michelangelo Bevilacqua e Sebastiano Italiano.
In via Citelli, pare che arrivassero giocatori da diverse zone dell’isola. L’inchiesta fu ribattezzata “Showdown”. Gli inquirenti ritengono che oltre alle giocate controllate, nella bisca girasse cocaina. Gli imputati sono rappresentati dagli avvocati Flavio Sinatra, Giuseppe Cascino, Francesco Enia, Maria Cascino, Antonino Benitende, Ivan Bellanti e Salvatore Geraci.