Ascoli Piceno. Proseguono gli esami dei testimoni, nel dibattimento avviato davanti ai giudici del tribunale di Ascoli Piceno. I fatti riguardano la morte del giovane operaio gelese Gianluca Caterini, che perse la vita a causa di un incidente sul lavoro, in un cantiere nella frazione di Castel di Lama. Questa mattina, in aula, hanno risposto alle domande sia un ispettore, che fece accertamenti nel cantiere per la realizzazione di un tratto di metanodotto, sia un altro operaio presente quel terribile giorno. Per gli investigatori, il tubo che colpì Caterini sarebbe dovuto servire a bloccare una catasta di altri tubi. Erano in corso operazioni per movimentarlo, prima che raggiunse Caterini. L’operaio riportò ferite apparse subito molto gravi e neanche il trasferimento nel nosocomio di Ascoli Piceno servì a salvargli la vita. Per la procura marchigiana, ci sarebbero state responsabilità nella gestione delle attività in quel cantiere. A processo, ne risponde Mario Barbaro. Un altro imputato patteggiò davanti al gup. Per la procura marchigiana, ci sarebbero state violazioni relative alla mancata formazione dei lavoratori, almeno rispetto a quel tipo di situazione. Caterini era stato assunto attraverso un’agenzia interinale (poi uscita dal procedimento).
Sono nel giudizio, chiamate come responsabili civili, le due aziende alle quali erano riferibili i lavori, Sicilsaldo e Nuova Ghizzoni. La moglie dell’operaio, anche nell’interesse della figlia, è parte civile, rappresentata dai legali Giuseppe Condorelli e Maria Scuderi. Per la difesa dell’imputato, non ci sarebbero state omissioni o violazioni della normativa in materia di sicurezza e formazione degli operai. Testimoni, chiamati a deporre dalla difesa dell’imputato, saranno invece sentiti il prossimo luglio.