Gela. Scoppia in città la moda dei tatuaggi a domicilio e a basso costo. Incauti tatuatori sono pronti a tutto pur di fare cassa. Venti euro per un tatuaggio, non importa l’ingombro.
Un prezzo accessibile che coinvolge molte persone creando, involontariamente, un business rischioso. A trarne vantaggio sarebbero solo i tatuatori improvvisati, pronti a togliere clienti ai laboratori esistenti in città e osservanti dei rigidi controlli. A reggere il nuovo giro di affari cittadini rumeni incuranti del rispetto delle norme igienico-sanitarie. Cosi garage e scale condominiali diventano, per poche ore, laboratori sciatti ma ideali a tatuare. A ignorare il rispetto delle condizioni igieniche sono gli stessi clienti, decisi a sdraiarsi anche nei pianerottoli prospicienti agli appartamenti dove vivono pur di entrare a fare parte della schiera dei tatuati. Il responsabile medico dell’unità operativa di Malattie infettive, Carmelo Baretti, invita alla prudenza e nel confermare che non si sono registrati episodi in ospedale, “possono incorrere in infezioni epatiche – spiega – legate al virus B e C. Consiglio di usare aghi monouso o almeno strumenti sterilizzati”.
Il contatto avviene col sistema del passaparola. Le richieste sarebbero in continuo aumento. Ad avanzarle non sono i soliti adolescenti ma donne e uomini di tutte le età. Tra questi anche qualche cinquantenne. Nemmeno loro hanno chiesto informazioni circa la provenienza dei materiali impiegati. Dagli aghi alle specifiche dei coloranti che iniettati sottopelle potrebbero avere conseguenze direte sulla salute degli incauti clienti. Non è un azzardo ipotizzare l’impiego di prodotti non conformi perché più facili da reperire e meno costosi. Sono proprio questi, banditi dai laboratori rispettosi della salute ancora prima che delle leggi, la causa di reazioni allergiche, infezioni della pelle, trasmissione di patologie infettive e, in alcuni casi, anche causa del cancro. Negli inchiostri più comuni, usati per i tatuaggi, spesso sono contenute sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene.