Gela. E’ accusato di aver avuto un ruolo nelle richieste estorsive fatte recapitare a due imprenditori del settore edile. Le intercettazioni alla base dell’inchiesta. Adesso, nel processo che si sta celebrando nei confronti di Nicolò Cassarà, a sua volta per anni titolare di aziende di inerti, entrano le intercettazioni, telefoniche ed ambientali, alla base dell’inchiesta “Fabula”. L’indagine condotta dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta portò all’arresto non solo dello stesso imputato ma anche di Davide Pardo e dell’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano. Il collegio penale del tribunale, presieduto da Veronica Vaccaro e composto da Silvia Passanisi e Marica Marino, ha assegnato l’incarico ad un perito che avrà il compito di analizzare il contenuto proprio delle intercettazioni. Parti civili nel procedimento si sono costituiti i due imprenditori che sarebbero stati vessati dalle richieste estorsive, ovvero Francesco Cammarata e Sandro Missuto. Tra i legali di parte civile, ci sono gli avvocati Antonio Gagliano e Francesco La Rosa. La richiesta di nomina di un perito era già stata avanzata in aula dal pubblico ministero Maria Carolina De Pasquale. Negli scorsi mesi, dopo le contestazioni mosse dal legale di fiducia del quarantanovenne Nicolò Cassarà, l’avvocato Giovanni Lomonaco, cadde l’accusa di associazione mafiosa. Rimangono in piedi, invece, quelle relative alle estorsioni. L’imputato, già in fase d’indagine, ha sempre respinto le contestazioni. Sarebbe stato per anni, a suo dire, vittima di estorsione e dei clan. L’esito della perizia sulle intercettazioni dovrebbe essere comunicato all’udienza fissata per il prossimo 9 novembre.