Gela. “Se cade l’ultimo baluardo di Eni in Sicilia, ovvero Gela, allora sarà una sconfitta per tutti”. “Non ci stiamo all’essere sedotti e abbandonati!”. I chimici della Uil si sono radunati in città proprio per valutare l’attuale stato della vertenza Eni, con i manager della multinazionale che hanno dato il via libera ad una riconversione green della raffineria di contrada Piana del Signore che sta segnando, e non poco, il passo. Così, i vertici del sindacato delle tre province di Caltanissetta, Ragusa e Siracusa si sono incontrati nel corso dell’esecutivo, aperto ai delegati. Al centro del tavolo, ovviamente, la crisi non solo dell’indotto ma anche del diretto di Eni in città. “L’azienda ha delle responsabilità che non può trascurare – spiega il segretario generale aggiunto Maurizio Castania – senza un’accelerazione verso il progetto green, e soprattutto in direzione della costruzione della piattaforma Prezioso K, non ci sarà alcun futuro per decine di lavoratori, con in testa quelli dell’indotto. Non ci stiamo ad essere sedotti e abbandonati”.
“Ci sono responsabilità politiche…”. Per i chimici della Uiltec, infatti, Eni sta creando il deserto in una Sicilia che avrebbe dovuto rappresentare un punto nodale degli investimenti. “Purtroppo, la politica locale ma anche quella regionale e nazionale non ci stanno aiutando – ammette il segretario generale della Macro Area Emanuele Sorrentino – è assurdo che la chimica di Eni venga svenduta ad un fondo d’investimento straniero. Le colpe, comunque, sono di tutti. Lo stesso sindacato doveva capire che un processo di riconversione industriale non si realizza in pochi mesi. Per questa ragione, nel protocollo di due anni fa bisognava assegnare un ruolo importante al Ministero del lavoro che avrebbe dovuto, da subito, avviare l’iter per il supporto al reddito di operai ormai fuori dal ciclo produttivo”.
“Gela è la tappa più importante del processo di dismissione in atto in Sicilia”. Una strategia, quella di Eni per Gela, decisamente contestata dal componente della segretaria Giuseppe Scarpata. “Attenzione – avverte – la dismissione di Eni è in atto non solo a Gela ma in diverse aree strategiche della Sicilia, da Ragusa arrivando a Siracusa. Tutto questo mentre, comunque, il gruppo continua a fare profitti. La strategia di Eni a Gela, ma anche in altre aree dell’isola, è sempre stata quella di investire senza però costruire basi solide. Oggi, ne paghiamo tutte le conseguenze”. Insomma, neanche il sindacato sembra volersi autoassolvere davanti a decine di posti di lavoro andati letteralmente in fumo.