Gela. E’ stato sentito come testimone, rispondendo alle domande dei difensori degli imputati e del pm Luigi Lo Valvo. Il parlamentare Ars uscente Giuseppe Arancio, che non si è ricandidato alle recenti regionali, ha dato indicazioni in aula rispetto ad alcune vicende che toccano l’indagine sulla Rsa Caposoprano. L’esponente dem, inizialmente, fu indagato ma la sua posizione è stata archiviata. Uscii definitivamente dall’inchiesta. “Non chiesi mai un appoggio elettorale alla dottoressa Sandra Bennici, che conoscevo già dai tempi dell’amministrazione Crocetta, né all’ingegnere Renato Mauro. Ricordo di aver invitato la dottoressa Bennici ad una manifestazione elettorale. Non ricordo se c’era anche Mauro – ha detto davanti al collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Miriam D’Amore – mi interessai dell’iter di accreditamento della Rsa, perché in qualità di rappresentante di questo territorio ho cercato di avere riscontri in Regione sulle strutture che erano state autorizzate in città e mi riferisco sia alla Rsa Caposoprano sia alla Santa Barbara. E’ un dovere per un parlamentare del territorio. Non è mai stato mio costume chiedere in cambio assunzioni o supporto elettorale. E’ escluso. Poteva capitare che inviassi nominativi di infermieri per strutture da avviare, vista la carenza di personale. Non c’è mai stata nessuna richiesta di assunzione”. Arancio è ritornato anche su un incontro che si tenne a Caltanissetta. “Sì, fui invitato ad un pranzo – ha proseguito – ma onestamente arrivai solo dopo, perché ero di rientro da Palermo. Non ho mai preso impegni per l’assunzione del figlio della dottoressa Drogo”, ha aggiunto. Secondo la procura, ci furono irregolarità nelle procedure per arrivare all’accreditamento della struttura sanitaria di Caposoprano, anche rispetto all’iter di sanatoria. Tra le accuse, c’è anche quella di corruzione concentrata sui manager della Rsa.
Sono a processo l’ingegnere Renato Mauro, Sandra Bennici, Salvatore Lombardo, Giuseppe Fava, Davide Giordano, Raffaella Galanti, Calogero Buttiglieri, Luisa Drogo, Donato Fidone, Isidoro Bracchitta, Michele Burgio, Sebastiano Macchiarella e Gaetano La Bella. Asp e Comune sono invece parti civili, con i legali Giacomo Butera e Gabriella Ganci. Il collegio penale, su richiesta dei loro difensori, ha disposto il non doversi procedere, per intervenuta prescrizione, rispetto ai capi di imputazione contestati a Michele Burgio e Sebastiano Macchiarella, tra i vertici del comando provinciale dei vigili del fuoco. Ci sono già altre contestazioni per le quali è maturata la prescrizione. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Antonio Gagliano, Maurizio Cannizzo, Joseph Donegani, Emanuele Maganuco, Rocco La Placa, Rosario Giordano, Michele Aliotta, Rocco La Placa, Davide Anzalone, Rocco Guarnaccia, Alfredo D’Aparo e Giuseppe Cammalleri.