Gela. Le frequentazioni del giovanissimo Orazio Sotti, ucciso nel dicembre di sedici anni fa davanti alla sua abitazione di Fondo Iozza, ancora al centro del dibattimento che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise di Caltanissetta.
In aula altri testimoni. A rispondere dell’omicidio, sono i fratelli Salvatore e Giuseppe Cilio. Nel corso della lunga udienza, è stata sentita anche la madre di una delle ragazze che avrebbe avuto una relazione con Sotti. Stando alle indagini, proprio quelle relazioni avrebbero scatenato la vendetta dei fratelli Cilio che, allora, erano i compagni delle giovani. La donna è stata sentita proprio con l’obiettivo di capire se fosse a conoscenza delle relazioni della figlia e se la giovanissima avesse mai dovuto far fronte a situazioni di contrasto sentimentale. L’esame, però, verrà proseguito dal pubblico ministero nel corso della prossima udienza. Intanto, a rispondere alle domande è stato uno dei periti balistici che effettuò tutti gli accertamenti sul munizionamento e sull’arma utilizzata per freddare il giovane idraulico. E’ stato confermato che i colpi vennero sparati da un’arma corta, una pistola impugnata dai killer e sottoposta a tutti gli accertamenti del caso nonostante il tempo trascorso. I difensori degli imputati, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, hanno proprio sottolineato il notevole lasso di tempo intercorso tra l’omicidio e gli accertamenti.
Le intercettazioni. Intanto, il dibattimento si gioca anche intorno al contenuto delle intercettazioni condotte dagli agenti di polizia e che condussero all’arresto dei due imputati. I periti hanno ottenuto un nuovo termine per completare la propria attività di verifica e analisi. Effettueranno gli approfondimenti, servendosi di supporti audio e video, anche sulle conversazioni intercettate in procura quattro anni fa. Una richiesta arrivata dalla difesa. E’ stato anche il legale dei familiari della vittima, l’avvocato Giuseppe Cascino, a proporre le proprie domande ai testi sentiti in aula.