Gela. “Un vero e proprio anti-Stato, al quale si rivolgevano anche normali cittadini per risolvere contese o per cercare di recuperare ciò che gli veniva rubato”. I pm della Dda di Caltanissetta, Claudia Pasciuti e Davide Spina, questa mattina in aula, davanti al collegio penale del tribunale, hanno chiesto pesanti condanne per tutti gli imputati, coinvolti nel blitz antimafia “Stella cadente”. Il gruppo Di Giacomo, in base a quanto ricostruito dai magistrati antimafia, era riuscito a ricostruire la struttura portante degli stiddari. “C’era una cassa comune – hanno detto i pm – avevano a disposizione covi per la droga e per le armi. Era una vera e propria struttura organizzata”. Al vertice, secondo le contestazioni, c’erano i fratelli Di Giacomo (Bruno Di Giacomo è già stato condannato per questi fatti sia in primo che in secondo grado). Oggi, al termine di una lunga requisitoria, i pm hanno chiesto trent’anni di detenzione per Giovanni Di Giacomo. Vent’anni di detenzione è la richiesta per Salvatore Antonuccio, ritenuto assai attivo nel gruppo. Per Vincenzo Di Giacomo, invece, la richiesta è di diciassette anni e sei mesi di reclusione. Diciotto anni di reclusione sono stati avanzati per le posizioni di Vincenzo Di Maggio e Giuseppe Nastasi. Sedici anni e otto mesi, inoltre, per Rocco Di Giacomo (che è anche parte civile). Sedici anni di reclusione sono stati indicati per Alessandro Pennata. Otto anni ciascuno per Giuseppe Truculento e Giuseppe Vella. Sette anni è la richiesta avanzata nei confronti di Samuele Cammalleri. Quattro anni, infine, per Benito Peritore. I pm hanno analizzato le attività estorsive, che avrebbero messo sotto scacco decine di esercenti. Soprattutto bar e locali sarebbero stati al centro dell’interesse degli stiddari, che avrebbero voluto imporre le forniture.
“Erano pronti anche a sparare e ad uccidere i rivai di Cosa nostra, come nel passato. Si evince dal contenuto di una delle intercettazioni”, hanno detto i pm. Le richieste di condanna sono state sostenute dalle parti civili, gli esercenti sottoposti a minacce e ritorsioni, con gli avvocati Valentina Lo Porto, Federica Maganuco e Alessandra Campailla. Parti civili, infine, sono la Fai e l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”. Nel corso delle prossime udienze, già fissate dal presidente Miriam D’Amore, toccherà ai difensori esporre le rispettive conclusioni. Tutti gli imputati, durante l’istruttoria dibattimentale, hanno respinto le accuse. Gli imputati sono difesi dai legali Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Carmelo Tuccio, Antonio Gagliano, Tommaso Vespo, Antonio Impellizzeri, Enrico Aliotta e Rosita La Martina.