Gela. In primo grado era già caduta l’accusa di tentato omicidio e la prescrizione era maturata per il possesso di un’arma, che gli veniva contestato. Gaetano Brosco fu condannato ad un anno di reclusione, ma solo per minaccia. Contestazione che però è venuta meno in appello. I giudici della corte nissena hanno accertato l’intervenuta prescrizione anche per quest’ultimo capo. Per l’imputato (difeso dall’avvocato Paolo Testa) il procedimento si chiude. Venne coinvolto in un’inchiesta, condotta dai pm della procura e dai poliziotti del commissariato, scattata a seguito di un vero e proprio scontro armato che si verificò tra le strade del quartiere Settefarine e nel cosiddetto Parco della legalità. Due nuclei familiari si affrontarono e spuntarono armi da fuoco.
Anche per gli altri coinvolti, inizialmente, fu avanzata la contestazione di tentato omicidio, che il gup del tribunale di Gela comunque escluse, pronunciando delle condanne. Brosco era ritenuto responsabile di aver fatto fuoco. Per ritorsione, due giovani, a loro volta toccati dall’indagine, spararono contro la sua abitazione. Ora, la prescrizione è arrivata anche per l’ultimo capo d’accusa.