Gela. Tra i temi toccati questa mattina dall’ex presidente del Senato Renato Schifani, in visita in città per incontrare la coalizione di centrodestra, c’è stato quello del porto rifugio, che va sbloccato. Un tasto dolente che il rivale alla corsa per la presidenza, Cateno De Luca, mette ulteriormente in rilievo, spiegando però che Schifani non conosce affatto la questione. “Al senatore Schifani, che propone soluzioni sul porto e sulle energie, corre l’obbligo specificare alcuni aspetti che ovviamente non conosce in quanto lontano anni luce da quelle che sono state le problematiche che riguardano il territorio. Relativamente al porto rifugio Schifani deve sapere che la procedura è stata bloccata proprio da Roma, da quegli uffici romani che lo stesso Schifani dice di conoscere e dai quali dice di essere rispettato. Dov’era lo stesso Schifani quando i gelesi manifestavano per avere risposte su un dragaggio bloccato dal Ministero dell’ambiente che negli ultimi cinque anni ha chiesto integrazioni su integrazioni ad una procedura oramai annegata nelle stesse sabbie mobili del porto? Cosa faceva il senatore Schifani quando la Regione Siciliana, guidata dal suo predecessore Musumeci, non riusciva a sbloccare una condizione che, come riconosciuta da tutti, bloccava un dragaggio utile e necessario?”. Per De Luca, c’è stato un vero tilt sull’asse Palermo-Roma.
“Tra Roma e Palermo risiedono le colpe di un dragaggio bloccato sul nascere a causa di una burocrazia malata che abbiamo intenzione di smantellare. Per non parlare del progetto del nuovo porto, il cui iter è oramai disperso nei meandri dell’assessorato infrastrutture insieme alla promessa milionaria di finanziamento. Da presidente della Regione – aggiunge – procederò al dragaggio del porto rifugio gestendo la problematica con una procedura d’urgenza ed assumendo la responsabilità che un presidente della Regione deve assumersi senza attendere alcun parere per delle sabbie che si sono depositate negli ultimi anni e per le quali sono state eseguite indagini su indagini per svariate centinaia di migliaia di euro senza cavare un ragno dal buco”.
